a iv ivo 1 f> 18. 27 piuUostoché assoggettarsi a condizioni sì gravi, mentre con minori aggravii potrebbero vendere le loro mercanzie in qualunque altro paese. Le rimostranze non ebbero effetto, e la Spagna conobbe col fatto la sconvenienza delle sue massime. Partivano ogni anno da Venezia molte e molte grosse navi mercantili, le quali dopo di avere toccato il porto di Siracusa in Sicilia, passavano a Tripoli e a Tunisi, donde poscia scorrevano i regni di Tremecen, di Fez, di Marocco, e finalmente riducevansi ai porti della Spagna. Esse recavano in Africa panni, rame, stagno, ferro; ivi cambiavano queste merci in denaro sonante; e col denaro acquistavano nella Spagna biade, sete e lane da trasportare a Venezia. Era quindi utilissimo il commercio dei veneziani egualmente per essi che per la Spagna. Ma la soverchia avidità di quel regno distrasse ben presto i legni mercantili, che vi arrivavano da Venezia, e ridusse all’ e-slretno languore tutta la prosperità, che vi godeva per un commercio sì florido. CAPO VI. Disposizioni generali ad una lega contro i turchi. ». Leone X, sommo pontefice, non perdeva d’ occhio il suo progetto di formare una lega generale di principi cristiani per impedire i progressi delle armi ottomane, che minacciavano gravemente l’Europa. Era necessario per altro, che si togliessero di mezzo alcuni ostacoli, dei quali il primario si riputava la inimicizia tuttora sussistente tra la repubblica di Venezia e l’imperatore Massimiliano. Cercò il papa di trarne a Roma il maneggio; acciocché, tolta questa difficoltà, nessuno più si potesse rifiutare dal concerto di quella lega desiderata. Ma la poca fiducia, che avevasi nel carattere di Leone X, distolse i veneziani dall’ acconsentire a siffatta sua mediazione. Trovarono eglino maggiore sicurezza nella mediazione del re di Francia, il quale nel I 518 ottenne loro dall’imperatore