anno 1538. 261 Anche il Doria si avanzò col suo grosso dell’ armata, quasi per ajutare il Cappello ; ma in sul più bello, in cui avrebbe potuto distruggere la squadra nemica, diede il segnale della ritirala ed ordinò al veneziano ammiraglio di rimettersi in linea e ripigliare il suo posto e quindi ricondusse la flotta a santa Maura. I capitani veneti obbedirono, perchè dei due mali vollero preferire il minore : stavano però in sul punto di separarsi da quella lega, vedendo che per colpa di lui erasi perduta 1’ occasione di vincere. Le mormorazioni e i lamenti contro il Doria furono generali in tutta la flotta. CAPO V. Nuovi fatti contro i turchi. Tennero di poi consiglio di guerra i comandanti dell’ armata confederata, e stabilirono, siccome cosa assai probabile, che il Barbarossa non azzarderebbe di uscire di bel nuovo dal golfo del-l’Arta ; perciò proposero di accingersi all’assedio di Lepanto, per tirarvi a quella parte il nemico. Ma, esaminata più maturamente la proposizione, deliberarono piuttosto di ritornare al castello di Prevesa. Dalla qual mossa presagivano dover risultare, o che, non accorrendovi il Barbarossa, conquisterebbesi il castello ; oppure, che, movendo questi per difendere Prevesa, lo si potrebbe attaccare vantaggiosameute nel suo uscire dallo stretto del golfo e prima che potesse disporre i suoi legni in ordine di battaglia. In conseguenza di questa risoluzione, il di 28 settembre, la flotta della lega si diresse verso il golfo dell’ Arta : ma la mancanza di vento ne rese assai lente le mosse ; imperciocché fu duopo trarvi colà con remurchi le navi di grossa portata. Intanto la flotta turca ebbe tempo di sbucare dallo stretto e di schierarsi in ordine di battaglia. Il Doria proponeva di evitarne Io scontro : ma il Cappello e il Griuaani dichiararono di non voler soffrire l’obbrobrio