AN!YO 1368. 411 e ne facilito 1’ impresa ; sicché la chiesa e la casa furono ridotte a compimento nel 1389; la chiesa quindi sotto il titolo della Visitazione fu consecrata il dì 6 luglio da Francesco Barbaro arcivescovo di Tiro, che fu dipoi patriarca di Aquileja. Venne ad abitare in Venezia, in questo medesimo secolo de-cimosesto, anche la congregazione de’frati minori di san Francesco di Paola. Due di questi religiosi vi erano stali spediti dal generale dell’ordine loro, nel 1384, acciocché procurassero di ottenervi il permesso per 1' erezione di un convento. Giunti a Venezia, furono accolti ad alloggio in casa di Antonio Milledone, secretario del Consiglio dei dieci : e poterono adoperarsi in guisa che in capo a sei mesi ottennero di potersi piantare uno stabile domicilio. Parve a ciò, piucchè ogni altro luogo, opportunissimo l’antico e cadente ospitale di s. Bartolomeo di Castello, di cui possedeva il patronato la famiglia Quirini. Erano raccomandati quei religiosi alla protezione del cardinale Alfonso d’ Este, per la cui mediazione Marino Quirini era stato poco dianzi promosso al vescovato di Concordia; sicché i Quirini, fratelli del vescovo, non poterono contrastare nè opporsi alle preghiere del cardinale loro benefattore, ed accordarono ai frati minimi il possesso del luogo, riserbandosene tuttavia il patronato. Si opposero allora i frati domenicani del convento di san Domenico di Castello, non saprei per quale motivo. Ma finalmente il pontefice Sisto V sciolse ogni questione, approvando colla sua autorità le disposizioni della famiglia Quirini. Sulle rovine adunque dell’ antico oratorio furono gillati i fondamenti della nuova chiesa : ne pose la prima pietra, nel 1588, coir intervento del doge Pasquale Cicogna, il patriarca Giovanni Trevisan. L’ ultima claustrale famiglia di religiosi, che in questo secolo ottenne ferma stazione in Venezia, fu la congregazione de’ cherici regolari somaschi. Ce ne dà compendiosamente notizia il Tento-ri (1), così narrando: « Avea il romano pontefice Gregorio XIII, (i) Stor. Ven., tom. X, pag. 325.