88 LIBRO XXIX, CAPO XXVIII. il quale ne darebbe l’investitura a chi meglio gli fosse piaciuto, purché l’investito pagasse alla corona di Francia 1’ annuo tributo di settantamila ducati ; e, non pagandoli, il re di Francia rientrerebbe in tutti i suoi diritti sopra quel regno. » — (1). CAPO XXVIII. Movimenti delle truppe confederate. I francesi, conchiuso che fu il trattato, si disposero con prontezza a calare in Italia per liberare il territorio milanese, ove il duca Francesco Sforza continuava a custodire la fortezza di Milano. La repubblica radunò le sue truppe a Chiari, nel bresciano, sotto il comando del duca di Urbino, ed il papa unì le sue nel parme-giano, affidandone il governo a Francesco Guicciardini, lo storico, il quale trovavasi allora presidente pontificio nella Romagna. II primo fatto fu dei veneziani. Malatesta Baglione, capitano subalterno sotto gli ordini del duca di Urbino, dopo secrete intelligenze con Lodovico Vistorino, gentiluomo lodigiano, occupò la città di Lodi in nome del duca Sforza. Questo acquisto riusciva di molta importanza, perché apriva agli alleati la strada sino alle porte di Pavia e di Milano. Perciò, unitisi gli eserciti loro, s’inoltrarono ad assediare quella capitale. Il duca d’Urbino vi piantò il suo campo presso il convento del Paradiso, di rimpetto alla porla Romana. Fece dar* un assalto al borgo ; ma vi trovò una resistenza inaspettata. Sopraggiunse intanto il contestabile di Borbone, conducendo per la via di Genova un grosso corpo di truppe spagnuole: né volendo il duca di Urbino cimentarsi con lui, ritirò le sue verso Marignano. La quale ritirata, appena si seppe, fece grandissima impressione in Venezia ed in Roma : il Guicciardini, poco esperto nel mestiere delle armi, ne rovesciava la (i) 1/intero documento di questa lega è portato dal Lunig, nel suo Cod.diplom. hai., toni, IV, «ect 1, art. 107.