20 LIBRO XXIX, CAP. IV. anche prima dei i 500, e siccome adesso vi si facevano ardere, finché suonava 1’ Ave Maria della sera, due torcia : la qual cosa ho veduto praticarsi in varie altre città dell’ Italia. Sappiasi, che dinanzi a quell’ immagine si facevano far sosta tutti i giustiziati, quando in passare dalle carceri del palazzo si conducevano al patibolo, framezzo alle due colonne, e vi si facevano recitare una Salve Regina. Sappiasi, che la spesa di quelle lampade 90-stenevasi col frutto di un capitale depositato in zecca da un pio marinaro, il quale, dicesi, trovandosi incerto del suo cammino in mezzo alle tenebre della notte ed a follissima nebbia, né potendo entrare nel porto, vide da lungi il chiarore del lumicino, che anche prima 9olevasi accendere dinanzi a quell’immagine, e di là prese animo a dirigere il suo cammino e felicemente vi riusci. Si continua poi pur oggidì I’ uso di accendere e le due torcia, durante il suono deli’Ave Maria vespertina, e le due lampade lutta la notte, perché nella massa dei fondi della zecca, assegnati all’odierna fabbriceria di san Marco, anche quella obbligazione é compresa. E finalmente poi, che vien egli a dimostrare cotesto fatto del Fornaretto, su cui si é menato e si mena tanto schiamazzo ? Che i tribunali veneziani erano composti di uomini, al pari di tutti gli altri tribunali del mondo, e che potevano aneli’ essi cadere in errore, egualmente che tutti gli altri. E chi mai s’ é sognato di voler far credere infallibili tutte le magistrature della repubblica di Venezia? Ma chi d’altronde potrà soffrire, che ad essa facciasi carico di ogni più lieve difetto, mentre ad enormi e frequentissimi erano sottoposti, in quell’ età, tutti, nessuno eccettuato, gli altri governi d’Europa ? CAPO IV. Rinnovazione di amicizia col sultano Selim. Ma ritorniamo alla storia. Le vicende e i danni sofferti dalla repubblica nelle ultime guerre avevano portato grave sbilancio a\