anno 1558. 267 facilità avrebbe disturbalo tulle ie loro operazioni di assedio ; ch’era cosa essenziale il costringere il nemico a declinare da tutti quei luoghi, ove aveva molla milizia, ed il condurlo invece ove non potesse combattere che con la sola flotta, inferiore di mollo a quella dei cristiani. CAPO V». Assedio di Castel-nuovo. Questi contrasti tennero alquanto nell’ incertezza i generali circa il parlilo da preferirsi : finalmente, di comune consenso si risolse di entrare nel golfo di Venezia, di avvicinarsi al canale di Caltaro e di tentare 1’ assedio di Castel-nuovo, che dai turchi era stato occupato qualche anno addietro e che riusciva di grande molestia alla guarnigione veneziana di Catlaro. Giunta la flotta al-l’imboccatura del canale, il Doria fece sbarcare truppe ed artiglierie, ed incaricò della disposizione di assedio Ferdinando Gonzaga. Nel tempo stesso Vincenzo Cappello andò con molle delle sue galere sotto le mura di Castel-nuovo. I suoi marinari le scalarono coraggiosamente, ed entrali in città ne aprirono le porte ai soldati. La guarnigione turca si ritirò nel castello, situalo sulla cima della montagna : ma in capo a tre mesi fu costretta a rendersi a discrezione. L’infanteria spagnuola mise a ferro e a fuoco tutta la città. Appena il Barbarossa aveva avuto notizia delle mosse dei confederali a quella volta, erasi messo alla vela per venire alla difesa di Castel-nuovo : ma una procella impetuosissima, da cui fu sorpreso presso a Corfù, sciolse tulli i suoi disegni. Trenta delle sue galere si sfracellarono contro la costa, il rimanente si salvò alla Vallona : ma in pessimo stato. Vincenzo Cappello pensò tosto di dover approfittare siffatta ventura per dare nuovi saggi del suo ardore guerriero. Propose al Doria di andare ad assalire il nemico