70 LIBRO XXIX, CAPO XXI. » utile consiglio l’andare temporeggiando, cercare quanto meno si » può di uscire della potestà di noi slessi, non accordare co i fran-» cesi, non satisfare compitamente a gl’ imperiali, aspettare quanto » più si può il beneficio del tempo : perocché il corso di pochi » giorni ne mostrerà, quale risolutane si convenga di prendere » per la salute della nostra repubblica et per la libertà d’Italia. » Così parlava il senatore Giorgio Cornaro ; e il suo discorso era lodalo per la prudenza del suo consiglio. Ma per 1’ opposto Domenico Trevisan, procuratore di san Marco e senatore di grande autorità, opinava, che agl’ interessi della repubblica meglio tornasse il ristabilire 1’ alleanza col re di Francia : per lo che in tal modo parlò : « In tale stato si ritrova al presente costituita la re-» pubblica nostra et per la qualità de’ principi mollo polenti, che » hanno rivolle tutte le loro forze et i loro pensieri all’ Italia et » per ritrovarsi ella ancora sbattuta et debile per le lunghe guerre » et per le tante spese et tanti et così gravi infortunii; che per un » continuo corso di molli anni siamo posti in necessità d’accomo- • darsi alla conditione de’lempi et di mutar spesso voglie et pen-» sieri, amici et nemici; haver sospetta ogni potenza; temer molto, • confidar poco ; et con una perpetua vigilanza osservando l’ope-» rationi de gli altri, secondo quelle regolare le nostre ; havendo » in questa inconstanza un costantissimo et fermissimo oggello di » ogni nostra operatione, cioè, la salvezza del nostro stato et la » grandezza della nostra repubblica. Con queste arti habbiamo » noi tratta la repubblica da molte calamità, nelle quali questi » anni passati era incorsa, con le medesime possiamo conservarla « et ridurla finalmente a stato di vera quiete et sicurtà. Habbiamo » per spatio hormai di molti anni seguita l’ amicitia de’ francesi e • per essa provati varii casi et di prospera et d’ adversa fortuna. » Ma in questo ultimo tempo, veggendo essere dal re cristianissi-» mo trascurate le cose d’Italia et sopra di noi dover restare il » peso della guerra tolta per servilio di lui, fummo costretti d’ac-» costarci all’ amicitia di Cesare per provedere in tempo alla