ANNO 1560—1563. 371 al sommo pontefice ogni possibile attestazione di ubbidienza e di rispetto; ma non potere poi in guisa veruna allontanarsi dalle antiche loro leggi, sulle quali stava appoggiata la fermezza del loro governo; dalle quali la salute e la libertà dello stato derivavano ; e per le quali la floridezza e prosperità della repubblica avevano sempre avuto ogni loro avventuroso incremento. Chiudevano poi la loro risposta con questa notevole sentenza : Noi siamo schiavi 'delle nostre leggi; ed in ciò consiste la nostra libertà. Intanto nell’ anno seguente veniva condotto a termine il concilio di Trento. I veneziani lo accettarono intieramente quanto ai dommi ; ma quanto alla disciplina, le cui deliberazioni riputarono contrarie ai diritti temporali degli stati, non vollero col fatto acconsentirvi, benché non vi abbiano esternato veruna dichiarazione in contrario. CAPO XVII. Terremoto orribile in Dalmazia. In questo medesimo anno 1563, la repubblica incontrò grave dispendio per riparare ai danni, che nella Dalmazia aveva prodotto un orribile terremoto. La città di Cattaro ne fu quasi del tutto rovinata, per le ripetute scosse violentissime. Nella prima soltanto, crollarono censessanta case, e tutte le altre ne rimasero siffattamente malconcie, che in breve anch’ esse crollarono ; sicché l’intiera città si cangiò ben presto in un ammasso spaventevole di ruine. Due terzi dei cittadini vi rimasero schiacciali, sotto le macerie; e inoltre una grande quantità di campagnuoli, accorsi ad una fiera distinta, che vi si teneva annualmente, fu vittima di quel funesto disastro. Vi perì il potestà Francesco Priuli con la moglie, i figliuoli e tutta la sua corte. Si spaccò in più luoghi il terrapieno della cittadella, per lo che il paese rimaneva esposto agl’ insulti dei turchi vicini. Ad impedire questa nuova disavventura, il capitano del golfo, Filippo Bragadin, senz’ aspettare gli ordini del