98 LIBRO XXIX, CAPO XXXII. CAPO XXXII. Successivi avvenimenti di questa guetra. Non é qui mio ufficio il narrare le lunghe avversità, che oppressero il papa nel tempo della sua prigionia. 11 contratto da lui conchiuso coi ministri imperiali andava a poco a poco raddolcendosi, di mano in mano che gli alleati mostravano risoluta energia per volerlo in libertà. L’ armata di Carlo V era anche stata diminuita assai dalla peste, che infierì in Roma, e per cui fu costretta ad uscirvi. Le genti degli alleati andavano sempre più ingrossandosi e minacciavano da ogni parte, e per terra e per mare, i luoghi occupati dagli imperiali. Carlo V, a vista di tanti nemici, si vide costretto a liberare il papa, sotto le gravissime condizioni stipulate dal viceré Moncada, alle quali egli volle aggiunta eziandio la cessione della rocca di Forlì, e la promessa di non opporgli verun ostacolo ne* suoi progetti sul regno di Napoli e sul ducato di Milano. Domandò per ostaggi Ippolito ed Alessandro de’Medici, nipoti del papa. Così fu liberato Clemente VII e fu scortato sino ad Orvieto. Appena giunto colà, gli alleati fecero ogni sforzo possibile per indurlo ad unirsi di bel nuovo contro Carlo V e ad ajutarli nella meditata impresa di Napoli, cui Francesco I desiderava sì vivamente. Perciò il generale Lautrec, rinforzato dalle malizie veneziane, era passato per la via del Tronto in quel regno. Riuscì facile ai confederati l’acquisto di Civitella, di Sulmona e di molte terre degl’ Abruzzi ; e già sempre più s’inoltravano, quando gl’ imperiali finalmente si mossero per andare a prendere le difese della capitale, nulla curandosi di tutto il restante del regno. Continuavano intanto i maneggi del papa per la pace, ma senza frutto ; e proseguivano gli alleali con prosperità di successo le loro conquiste nel regno di Napoli, abbandonato dagl’imperiali,