238 LIBRO XXX, CAPO V. che vengano più sicure se la missione sij fatta ad un privato. Queste lettere non possano esser ricevute se non dalle mani del comandante della galera, vascello, caicchio o altro naviglio che rilaverà introdotte per mare, o vero dalle stesse mani del corriero, al portiero del collegio, se veniranno per terra. Lette che siano così T une come l’altre, sji incombenza del magnifico cancelliere grande nostro verificar il carattere di quel secretario che si trovi destinato allo stesso rapresentante, essendo questa cosa molto facile per la pratica che hanno li altri dalla cancelleria della mano d’ogni secretario. Se trovi diversità di carattere lo riferisca di subito al magistrato nostro per motivo delle più proprie deliberationi. Queste osservanze non siano praticate dal cancellier grande nostro se non con li rappresentanti di alto grado, quali tutti hanno deputatione di secretario del corpo della cancelleria ducale, tralasciali in questo li rettori de Padova et Brescia ; quali tuttoché di alto grado, non si servono di secretario ma di cancelliere, che è fuori dell’ordine della cancellarla. Il castigo che occorrà darsi dal magistrato nostro per l’ino-bedienza di questa terminatione sij fatto pubblico, tralasciato per questo caso singolare 1' osservanza del rito secreto, che è proprio dell’ inquisitori di stato, et ciò a fine che 1’ esempio di questa severità vagli a rattenere li altri da un eccesso tanto deforme. 34.° Accresce ogni giorno la licenza temeraria di alcuni nobili nostri, quali, benché fatti rei della giustitia per casi gravi che restano puniti con bando deffinitivo et con pena capitale, quando non siano nel numero de’ casi atroci, si fanno ardimentosi di habitare in Venetia, ma con sprezzo della dignità pubblica et con manifesto scandalo de’ sudditi, non arrosiscono di andar vagando per la città, così a piedi come in gondola, et sulli occhi di quelli stessi che li hanno giudicali. Questo é un abuso di mal esempio, non solo per li popolari venetiani, ma per li gentiluomini di terra ferma, a bocca de’ quali passa in proverbio che a nobili veneti, tuttoché rei capitali, non si fa bando che della veste. Ancor lora