46 LIBRO XXIX, CAPO XV. di avere prestalo il consueto omaggio di ubbidienza, fecero intendere, che potendosi ristabilire la pace in Italia ed associandosi tutti i principi cristiani in una guerra conlro gl’ infedeli, la repubblica di Venezia non sarebbe slata 1’ ultima a segnalarsi in un’impresa di sì grande importanza. Adriano VI accettò di buon grado coleste dichiarazioni e si adoperò ben tosto a riconciliare gli animi dell’imperatore e della repubblica ; acciocché di qua procedesse con maggiore facilità la desiderata alleanza contro i turchi. Gli agenti di questa riconciliazione operavano intanto in Venezia; e nel senato si facevano per più giorni lunghe discussioni sul modo onorevole insieme e vantaggioso di condurre a fine felicemente i concerli. Di queste discussioni presentò il Darù, colla sua solila infedeltà, un compendiosissimo sunto, in guisa per altro che risultasse più onorevolmente alla Francia di quello che alla repubblica di Venezia. Ma gli scrittori contemporanei ce le pongono invece sott’ occhio con altre tinte, onorevoli invece ai veneziani. Preferisco, nell' esporle, di valermi del Guicciardini, che non é veneziano ned è sì spesso favorevole alla repubblica nostra. Egli reca il contrasto colle parole, che probabilmente vi pronunziarono i due senatori Andrea Grilli e Giorgio Cornaro, le quali contengono le ragioni dell’ uno e dell’ altro partito (1). Così adunque parlava il Grilli : * Ancorché io conosca essere » pericolo, prestantissimi senatori, che se io consiglierò, che noi » non ci partiamo dalla confederazione del re di Francia alcuni • non interpretino che in me possa più il rispetto della lunga con-» versazione, che io ho avuta con i franzesi che quello della uti-» lità della repubblica, non mi asterrò per questo da esprimere » liberamente il parer mio, come è propriamente uffizio dei buoni » cittadini : anzi é inutile e cittadino e senatore, quello il quale • per qualunque cagione si ritrae da persuadere agli altri quello, » che in sé medesimo sente essere il benefizio della repubblica, (i) Guicciardini, lib. XV