56 LIBRO XXIX, CAl'O XVI. ferina la suprema ed assoluta giurisdizione sino allora goduta; che tutti i sudditi veneziani, i quali avevano seguitato il partilo dell’im-peralore, fossero dal senato ristabiliti nei loro onori, diritti e prerogative; che per assicurare a Francesco Sforza la sovranità di Milano, ciascuna delle parli si obbligasse a somministrargli in tempo di pace cinquecento uomini d’ arme, ed in tempo di guerra oltre ad ottocento uomini d’ arme, cinquecento cavalleggieri, seimila fanti ed un proporzionato treno di artiglieria; che le due potenze confederate si opponessero a tutto potere al passaggio e al soggiorno di truppe nemiche, le quali tentassero di portare la guerra nei rispellivi stati ; che la repubblica, tranne il caso di essere in guerra coi turchi, mantenesse in mare venticinque galere per la difesa del regno di Napoli. A questa lega si unirono come amici comuni i re di Polonia, d’Inghilterra, di Portogallo, di Ungheria, ed alcuni minori principali d’Italia. Il pontefice Adriano VI si determinò a dare appoggio colla sua autorità a questa nuova confederazione, non tanto perchè si sentisse propenso a proleggerla, quanto perchè gli fu fatto credere, che i francesi fossero i soli oppositori alla progettata unione dei principi cristiani contro la sempre crescente potenza dei turchi. Ma questa nuova alleanza, la quale sembrava destinala a conservare la tranquillità dell’ Italia, non servì poi col fallo, se non a perpetuarvi le dissensioni, la confusione, il disordine. Sottoscritto il trattato, la signoria mandò Lorenzo Prudi ed Andrea Navagero ambasciatori alla corte imperiale, e Carlo Contarmi all’ arciduca Ferdinando, fratello dell’ imperatore. In conseguenza di questo trattalo, il senato lolse a Teodoro Triulzio il comando supremo delle truppe della repubblica, e Io diede a Francesco Maria della Rovere, a cui dal pontefice Adriano VI era stalo restituito il ducato di Urbino. Fu inoltre incaricato l’ambasciatore veneziano residente presso la corte di Francia, a comunicare al re Francesco I il conchiuso trattalo ed a scusarne la repubblica, la quale vi si trovò costretta dalla necessità, sì perchè pressata dai