I a iv ivo 1523. 59 per salvare qualla città dai nemici ; ma il marchese di Mantova si scusò col pretesto, che il papa gli avesse ordinato di marciare alla difesa di Parma ; ed il duca di Urbino dichiarò l’impossibilità di mantenere con le poche forze, che aveva, una piazza sì debole. IPerciò Lodi, siccome non guari dianzi era avvenuto di Monza, fu occupala dai francesi. Il cavaliere Bajardo era stato mandato a tentare la conquista di Cremona, il cui castello presidiavano tuttora le truppe di Francia. La convenienza di salvare questa piazza importante indusse gli ambasciatori dell’imperatore e del duca di Milano a fare gli uffizi più caldi presso il senato, acciocché le truppe della repubblica prendessero un qualche posto vantaggioso sul cremonese ed operassero di concerto coll’ armala confederata, onde costringere I i nemici a levarvi l’assedio. Ma il duca di Urbino poca premura si prese di muovere a quella volta le sue genli. Tuttavolla il cavaliere Bajardo, stanco dall'inutilità degli assalti, con cui aveva tentalo di sforzare la piazza, ne abbandonò 1’ impresa, e si diresse invece verso Milano, ove l’ammiraglio aveva deliberato di portar le sue forze. 11 freddo contegno dei veneziani e del duca di Urbino fece nascere qualche sospetto negl’imperiali; cosicché, il senato, per mostrarsi fedele alle sue promesse, mandò ordine ai suoi provveditori, che appena vedessero unite tutte le truppe destinate a comporre l’armata imperiale, passassero 1’Adda, lasciando sufficienti presidii nelle più importanti piazze della repubblica; che di là del fiume considerassero diligentemente le posizioni più acconcie da scegliersi; ma che soprattutto si guardassero bene dal lasciarsi chiudere in Milano. Sapuli questi ordini, Prospero Colonna cominciò a lusingarsi di buon esilo, e propose quindi al duca di Urbino d’inoltrarsi col suo campo a Belriguardo. Ma il duca se ne rifiutò di bel nuovo, adducendo a pretesto, che colà, discosto di sole due miglia dagli alloggiamenti francesi, sarebbesi trovato ad ogni istante al pericolo di essere attaccalo con gravissimo suo discapito;