anno 1568. 381 » pagato volentieri. Disse il papa: Così sono in censura quelli > che pigliano, come quelli che danno. Disse il cardinale: Dunque • aneli’ io sono cascalo? Sì, disse il papa. Allora il cardinale » gettatosi in terra gli addimandò 1’ assoluzione, se ne avea dato, » e se ne daria in avvenire. Disse il papa : Glielo date di vostra » voglia? Sì,disse il cardinale. Replicò il papa : Glielo date senza » essere ¡sforzato da alcuno? Rispose il cardinale: Di mia libera » volontà glielo do. Così sua santità gli diede 1’ assoluzione, e dis-» se, questo eh’è fatto è per causa d’alcuni signoretti che si fanno » lecito tiranneggiare i popoli ; ma quando vogliono qualche cosa » l’addimandino. Così pigliando di nuovo le cose disse, che rac- • comandava dì nuovo a sua santità la repubblica nostra prolet- • trice sempre di santa Chiesa, che non si conveniva con essa lei • procedere con tanto rigore. Rispose il papa : Staremo a vedere » come si porteranno, e così si governeremo ancor noi, e se vo-» gliono cosa alcuna la dimandino. » Ai 8 maggio 1568 scrisse 1* orator nostro da Roma agli il-» lustrissimi signori capi de’ Dieci, che il Cardinal Savelli d’ordine » di sua santità aveva ordinato ai generali delle religioni, che » commettessero ai confessori che osservino la bolla in Coena Do- • mini, di che tulli gli ambasciatori dei principi se ne risentivano » grandemente, e ragionando fra loro col nostro ambasciatore lo » esortavano ad essere il primo a far di ciò querela col papa: ma » lui all’ambasciator cattolico, che a far ciò T incitava, disse, che » toccava prima a lui per nome del suo re come interessato più. » Anzi, rispose detto ambasciatore, a voi tocca per esser principe » più vicino a Roma. No, no, disse 1’ ambaseialor nostro, facciasi » unitamente, che io sarò unito sempre quando vorranno ancor • gli altri far uffizio. » Ai 15 maggio 1568 per 1’ illustrissimo consiglio de’ Dieci » avendosi inteso in che termine era ridotto questo negozio in » Coena Domini, che niuno ardiva senza ordine del suo principe • parlarne con sua santità, scrissero all’ orator nostro in Roma,