154 LIBRO XXX, CAPO I. A dare una stabile esistenza all’ autorità degl’ inquisitori, formandone un tribunale, sotto il nome d’inquisitori contro i propalatori del secreto, diede occasione il fatto accaduto nel 1539, quando la repubblica, volendo conchiuder una buona pace col sultano, mandò a Costantinopoli Alvise Badoer con ordine di trattarla sulla base della reciproca restituzione di quanto in quella guerra era stato guadagnato dall’ una parte e dall’ altra. Ma nelle istruzioni secrete, che furouo comunicate all’ ambasciatore prima della sua partenza, gli si dava facoltà di procurare la pace a costo anche di dover rinunziare a due piazze della Morea, le quali erano Malvasia e Napoli di Romania. L’ ambasciatore trattò l’affare con quella riservatezza, che il suo uffizio esigeva, né voleva valersi della concessagli facoltà secreta, se non nel caso di avere esaurito ogni altro tentativo di migliore accomodamento : ma invece trovò, chc il ministero turco era già pienamente informato di tutte le sue occulte istruzioni. Fu perciò, che il Consiglio dei X fece le più rigorose indagini per conoscere i perfidi, che avevano tradito il secreto : ne trovò cinque : tre furono subito giustiziati ; gli altri due si salvarono con la fuga. E per ovviare nell’ avvenire ad un simile disordine, il Maggior Consiglio, addì 20 settembre 1539, decretò, che nella prima occasione, in cui fossesi radunato il Consiglio dei Dieci, nel prossimo mese di ottobre, si avessero ad eleggere per scrutinio tre inquisitori sopra qualunque colpevole manifestazione dei secreti di stato ; che nessuno dei tre eletti potesse rifiutarsene dall’ incarico, sotto pena di cinquecento ducati ; durassero nel loro uffizio per un anno soltanto, compiuto il quale vi potessero dipoi essere rieletti ; si obbligassero con giuramento all’ adempimento fedele dell’ incarico addossato ; avessero autorità di processare e condannare chiunque fosse stato scoperto colpevole, purché la loro condanna si dovesse pubblicare nel maggior Consiglio, il quale la terrebbe per ferma e valida, come se fosse pronunziata da esso medesimo. Si noti, che questo decreto é del Maggior Consiglio e non già del Consiglio dei Dieci, come dice il