anno dS39. 289 potendola ottenere, coneliiudesse pace generale eoi veneziani a paltò di restituirsi scambievolmente tuttociò eli’ era stato occupato durante la guerra ; ed inoltre fosse iu facoltà di offerire, a titolo di risarcimento delle spese della guerra, la somma di trecentomila dncati. Era questa appunto la somma, clic i turchi pretendevano dai veneziani, come s' è veduto di sopra. Ne il senato concesse al Badoer ulteriori poteri. Bensì dal Consiglio dei dieci ebb’ egli più ampie facoltà: imperciocché le sue istruzioni secreto portavano, che potesse cedere ai turchi Malvasia e Napoli di Romania, di cui appunto aveva fatto domanda il ministero turco. Questa condiscendenza fu riputata conveniente alle circostanza, sì perché le due piazze sunnominate, site nel centro della Morea, non potevano chiassai difficilmente ottenere soccorso ; e sì perché di continuo rimanevano esposte alle molestie dei turchi, i quali certamente se ne sarebbero fatti padroni, se non fosse sopraggiunia la tregua ad interrompere le loro operazioni militari; e sì finalmente,perché, se questo sacrifizio avesse dovuto stabilire veramente una pace solida tra la repubblica e la Porta ottomana, lo si doveva riguardare siccome leggero e da poco. Non posso astenermi qui dal far palese la mala fede o piuttosto l’ostile malignità del Darù contro il governo veneziano sul proposito di questa condiscendenza del Consiglio dei dieci, cui egli attribuisce ad arrogante dispotismo di quella magistratura, in onta dei diritti del senato. « La pace forse non sarebbesi conseguita, » dic'egli (1), se non vi fosse stato allora nella repubblica una » magistratura, che si credeva in diritto di allargare le sue atlri-» buzioui quantunque volle si trattasse di un grande interesse di » cui essa facevasi arbitra .... Sicuramente era questo uno strano » governo, dove un consiglio senza mandato si faceva lecito di' » sporre di quanto lo stato possiedeva, dove un ambasciatore fidava » autorità ad un’ istruzione contraria a quella del governo legale» (i) Lib. XX\ I della stor. § XII, p.ig 35a del toni V. vol, vi». 37