anno i 539. 285 e onorevole; aggiunse anzi, che se il señalo o la signoria avesse qualche raccomandazione da fargli, ripulcrebbesi onorato in prestare l’opera sua. Ebbesi notizia contemporaneamente, che l’imperatore Carlo V, il quale voleva passare nelle Fiandre per reprimere la ribellione dei Ganlesi, aveva chiesto licenza al re Francesco I di attraversare colle sue truppe la Francia, ed avevagli proposto una conferenza per trattare seco lui di rilevante affare. Questa notizia fu cagione di nuovi sospetti nel senato, perchè si temevano le conseguenze di cotesto convegno. Temevasi di una qualche secreta intelligenza tra quei due principi, e se ne riputava a fondamento, piucchè il partito preso di cedersi la minima parte dei loro diritti, il disegno formato di soddisfare la loro ambizione a spese degli altri piccoli stati. Sapevasi, che Carlo V vedeva di mal occhio il maneggio introdotto presso il ministero ottomano senza 1’ assenso di lui, e perciò si temeva, eh’ egli trattando coi re di Francia non concertasse il modo di scioglierlo oppure di vendicarsi di questa pretesa infedeltà dei veneziani. Presentatesi le cose sotto un tale aspetto agli occhi del senato, non si esitò più a riputare necessaria assolutamente la conclusione della pace con la Porta ottomana. Per conseguenza fu proposto di profittare della buona volontà di Cesare Cantelmi, particolarmente in vista, che la mediazione della Francia avrebbe offerto ai veneziani un appoggio potentissimo presso i turchi, e che, mostrando tanta confidenza in quel re, egli rimarrebbe in certa guisa vincolato a non prestare orecchio sì facilmente alle insinuazioni dell’imperatore a danno della repubblica. Alcuni dei senatori volevano perciò, che si mandasse un corriere all’ ambasciatore Tommaso Contarini, per ordinargli di non continuare il suo viaggio e di aspettare ovunque si fosse trovato, le nuove istruzioni, che gli sarebbero quanto prima mandale. I più suggerivano invece, che si richiamasse il Contarini e si affidasse il maneggio di questo affare al bailo Canal, che poco dianzi, come ho narrato, era stato rimesso