100 LIBRO XXIX, CAPO XXXIII. essa, anche Novara si rese, e in seguito ne imitarono 1' esempio parecchie altre terre. I quali fatti ponevano in grande pericolo la città di Milano. Ed ecco di bel nuovo, per la volubilità dei francesi, rovesciato il buon successo della totale conquista dello stato milanese. Francesco 1, avvisato, che i genovesi s’erano dati all’imperatore, anziché continuare 1’ impresa di Milano, comandò al conte di San Paolo, suo generale in Italia, che lasciato qualunque altro affare si recasse a sottomettere i genovesi. Per quante lagnanze e proteste ne iacessero i veneziani, 1’ ordine fu eseguito, e I’ esercito francese andò all’ assedio di Genova. Riuscì inutile ogni sforzo, e dopo avervi perduto dietro parecchi giorni, il generale di San Paolo ritornò in Lombardia, e si riunì alle genti veneziane in Alessandria. In questi avvenimenti passavasi tutto T anno 1528. Sopraggiunto l’inverno, i soldati furono condotti ai quartieri. In Alessandria li presero i francesi ; i veneziani vennero a fissarli nel loro suolo, di qua dell’ Adda. CAPO XXXIII. Contrasti dei veneziani col papa, per le città di Ravenna e di Cervia. Erano rimaste in potere dei veneziani le città di Ravenna e di Cervia, cui avevano occupato i veneziani, dopo la funesta sciagura di Roma, per proteggerle e sottrarle dall’ invasione nemica. Il papa ne fece domandare al senato la restituzione : ma il senato cercò di esimersene col fargli palese, che non per anco era cessato il pericolo, e che perciò riusciva di molta importanza il tenerle tuttavia sotto la custodia delle truppe veneziane. Clemente VII ne fece istanze allora presso il re di Francia ; il quale mandò a Venezia il visconte di Turrena per maneggiare questo affare. Il senato espose all’ambasciatore regio, ch’erano quattrocento anni