594 LIBRO XXXII, CAPO XXI. loro nazione aveva in Venezia nella chiesa di rito latino, intitolata a san Biagio, una capella e un altare rizzati dai loro patrioti mercatanti, e che ora moltiplicatosene il numero considerevolmente, era di convenienza, che avessero apposito e partico-lar tempio, uffiziato da un sacerdote pur greco, eletto e stipendiato dalla nazione, amovibile ad arbitrio di loro, sciolto da qualunque dipendenza e giurisdizione del patriarca, e sottoposto immediatamente alla santa sede, coll’obbligo di presentarle un’annua offerta di cinque libbre di cera candida. Per l’erezione adunque di questa chiesa, i greci acquistarono un ampio fondo nella parrocchia di sant’ Antonino e destinarono cinque probi ed assennali uomini della loro confraternita di san Nicolò, perchè avessero cura dell’ avanzamento e della direzione della fabbrica. Ne diede il modello Jacopo Sansovino. Fu diviso il sacrario, secondo 1’ uso dei greci, dal corpo della chiesa con un muro ornatissimo, e sopra l’interno altare del sacrario fu collocala una immagine della Vergine, già famosa (si dice) per molti miracoli. Durò la fabbrica trent’anni pria che giungesse al suo compimento ; alla fine vi giunse nel 15 61. Ne fu eretto il campanile sul disegno del Contino, ma venti anni dopo la morte del Sansovino. Ad un grave abuso pose rimedio il patriarca Contarini, circa la claustrale disciplina delle monache di santo Zaccaria, le quali, per apostolici privilegi, uscivano dal loro monastero a fine di comperare le robe loro occorrenti, e sotto questo pretesto andavano spesse fiale alle loro case e giravano vagabonde per la città,con