378 MBRO XXXII, CAl’O XX. CAPO XX. Disgusti della repubblica col pontefice Pio V, per la pubblicazione della bolla In Coena Domini. Appena innalzato al seggio ducale, ebbe il nuovo doge ad incontrare dispiacenze con la corte romana, per la pubblicazione cbe fece il pontefice Pio V della famosa bolla, che si nomina In Coena Domini. La repubblica di Venezia, gelosissima sempre della sua temporale sovranità, respingeva a tutto suo potere qualunque legge di principe straniero, la quale mostrasse l’ombra persino della più lieve usurpazione o diminuzione di questa sua sovranità. Comparve offensiva agli occhi del senato e del consiglio dei Dieci la recente pubblicazione di siffatta bolla, e fu riputata contrari^ agl’ interessi ed ai diritti della propria libertà ; fu presa sotto 1’ a-spetto di un eccessivo abuso di potestà spirituale circa affari temporali, e perciò ne fu rigettata 1’ accettazione e la pubblicazione. Il senato anzi proibi sotto pene le più severe a tutti i sudditi suoi di riceverla e di obbedirvi. Circa il quale argomento, piacemi trascrivere, senza per altro rendermene mallevadore, ciò che si legge in un manoscritto contenente gli Annali delle cose della repubblica di Venezia (I). * 15 settembre 1568. » Lette le lettere oltrascrilte tutte con sacramento solennissi-» mo universale fu comandata credenza delle cose che qui sotto » si diranno, perciò che essendo stata pubblicata in Venezia in » alcune chiese la bolla in Coena Domini, per la quale inter cae-» tera ordinaria, che non si dovesse giudicar in civile, né in cri-» minale alcun clerico, e che li prencipi non potessero mettere (i) Fu pubblicato in appendice anche dal traduttore del Darù, nel toni. V del-l’ediz. di Capolago, 1833, pag. 386 e seg.