ANNO 1540. 301 Solimano II; ma questa volta neppure il preteso cmolo di fra Paolo è riuscito a ritrarre dalla caparbia sua opinione lo storico.E vero, che lo cita a piè di pagina, ma lo cita a suo modo. È veramente una ipotesi assurda questa del Darù, che un tri-bunale composto di dicci uomini, il quale, tuttoché fortificato d’immensa autorità, era però creatura e dipendente dal consiglio sovrano, senza forza materiale, coll’ opposizione di tutti gli altri magistrati della repubblica gelosi di sua potenza e che per scemargliela già da gran tempo l’andavano circuendo ne’ suoi andamenti e di ambizione lo accusavano, volesse all’ improvviso usurparsi nientemeno che un potere assoluto e disporre a suo capriccio del dominio ; che un ambasciatore in caso di tanta importanza volesse preferire le commissioni segrete di questi dieci a quelle ricevute dal magistrato rappresentante la vera e legale autorità esecutrice della nazione, quando non avesse saputo, che derivavano da legittima origine, e che il senato, i procuratori, la signoria, gli avoga-dori, i savi, i censori, i correttori delle leggi, infine lo stesso maggior Consiglio, da cui emanava ogni autorità ed ogni legge, volessero tacere e sopportare un’ azione tanto sconcia e capace da sé sola a perturbare gli ordini e a scrollare le più salde fondamenta di qualunque governo buono, peggio poi quello di Venezia per sé stesso tanto geloso dell’ osservanza delle sue leggi. Poi, i dieci per arrischiarsi a un tal passo tanto cimentoso ed ardito erano sicuri, che sarebbono stati approvati o tollerali ? o piuttosto non dovevano temere che il maggior Consiglio sdegnato di un’impertinenza così strana, illegale, altentaloria alla sovranità, sovversiva di ogni legge non gli avrebbe immediatamente deposti e fattili giudicare e punire come altrettanti ribelli ? Non era in Venezia dove attentati di tal sorte si potessero impunemente commettere. Già da gran tempo esisteva una forte opposizione di tutte le magistrature venete contro i decemviri ; già da gran tempo esisteva una lotta di rivalità tra i Pregadi e i medesimi decemviri, e questi tanto più doveano temersi, quanto che i primi erano assai più numerosi e