410 LIBRO XXXII, CAPO XXII. senatori Agostino Barbarigo ed Antonio Bragadin. Ne pose la prima pietra il patriarca Giovanni Trevisan il giorno 3 maggio dell’anno seguente, e per decreto del pontefice Gregorio XIII fu concesso ai cappuccini di accettarne la custodia e di valersene a loro uso. Il tempio votivo fu compiuto nel 1592, e lo consecrò solennemente il patriarca Lorenzo Priuli il dì 27 settembre. A questo tempio ogni anno si reca, sino al giorno d’ oggi, il capitolo della metropolitana, insieme col clero delle nove congregazioni, pro-cessionalmente nella festa del santissimo Redentore, la terza domenica di luglio, in ringraziamento del benefizio di quella liberazione dalla peste; e v’interviene altresì il municipio della città. Per la qual occasione, acciocché vi possa transitare il votivo pellegrinaggio* si costruiscono due ponti sulle barche, l’uno attraverso il canal grande che taglia in due parti Venezia, e l’altro sul massimo canale, che divide Venezia dall’ isola della Giudecca. Vi accorre il popolo in grandissima folla : la notte, che ne precede la solennità, suolsi passare in allegrie e baccanali e cene sulle barchette illuminate a festa e negli orti e nelle taverne di quell’isola. Nell’ anno 1550 ottennero abitazione in Venezia i gesuiti. Del che il Cornaro parla così : « Dall’ antico monastero della santissi-» ma Ti’inità de’ cavalieri teutonici furono per religiosa liberalità » di Andrea Lippamano, allorché ne possedeva il priorato, smem-» brate in diversi tempi le due chiese di santa Maria Maddalena » di Padova e di santa Maria dell’ Umiltà di Venezia per fondarvi » due collegi dell’illustre compagnia di Gesù recentemente isti-» tuita da sant’Ignazio di Lojola. » E infatti, il papa Pio IV confermò la destinazione del Lippamano del terreno e luogo con la chiesa di santa Maria dell’ Umiltà e fabbriche ad essa annesse, per 1’ erezione di un collegio, che fu poi con pontificia dichiarazione cangialo in casa professa della medesima compagnia. 1 gesuiti dovettero quindi por mano al ristauro di quei locali, per ridurseli abitabili, perciocché dal lungo corso degli anni erano divenuti rovinosi e cadenti. Vi accorse il governo con la sua solita munificenza