104 LIBRO XXIX, CAPO XXXV. In seguito a questi accordi, Carlo V parti da Barcellona alla lesta di considerevole armata e si diresse verso Genova. Creò suo generale il marchese di Mantova, e con un grosso corpo di truppe 10 mandò a molestare il territorio della repubblica. Varie furono, ma di nessuna importanza, le azioni militari ; finché venuto a Bologna, nel dì 25 settembre 1329, il pontefice Clemente VII, e giuntovi pochi giorni appresso anche l’imperatore, si pensò seriamente alla pace universale dell’ Italia. L’imperatore acconsentì di concedere allo Sforza un salvocondotto, perché si recasse a Bologna. Vi acconsentirono altresì i veneziani, acciocché si rendesse più facile la conclusione del trattato. Giunto in Bologna il duca Sforza gettò ai piedi di Carlo il salvocondotto, dicendo, che nella sua causa non voleva altra cauzione che l’innocenza. Questo tratto dello Sforza vinse 1' animo di Carlo, laonde dopo un mese di maneggio, in cui ebbe gran merito 11 papa, fu conchiusa finalmente la pace. CAPO XXXV. Condizioni di questa pace. Di questa pace e delle sue condizioni parlò colla sua consueta inesattezza ; per non dire, con volontaria parzialità a disonore dei veneziani; lo storico Darù(l). Dal Guicciardini inyece ne sono recati compendiosamente gli articoli, che sono simili a quelli espressi diffusamente nell’originale; non poi cotanto gravosi né disonorevoli ai veneziani, quanto mostrerebbeilDarù. Furono conchiusi il di 25 dicembre dello stesso anno. I punti principali erano,che (2) Francesco re di Francia obbligavasi a pagare in un anno all’ imperatore ducati quattrocentomila ; ed altri cinquecenlomila in dieci anni ; cioè, ciuquantamila all’ anno « restando in mano di Cesare (I) JUb. XXV, § XVI. (a) Guicciardini, iib, XIX, terso il fine.