370 LIBRO XXXII, CAPO XVI. » fattaci, che per avere 1’ ambasciatore da Mula accettato il car-» dinalato tutti i suoi parenti fossero stati spogliati della veste senato-» ria, farebbe credere ai forestieri, che leggono questa storia, che » si fosse proceduto con una estrema severità, privando della di-» gnità di senatore lutti i suoi parenti, e che i senatori poi aves-» sero in Venezia una veste distinta dagli altri. L'equivoco nasce » qui dal non avere letti con attenzione i passi del Morosini e del » Vianoli, da cui sembra che abbiasi prese queste notizie, i quali • ci dicono, che in occasione di questa elezione, si erano proibite » le pubbliche e private dimostrazioni di gioia e vietato ai parenti * del da Mula di vestire la toga purpurea di seta, detta ducale. » E sappiasi, che i senatori non avevano una veste distinta dagli altri patrizi; ma tutti, nelle occasioni di solennità, • tutti indistintamente » i patrizi vestivano una toga di seta rossa, che comunemente » chiamavasi ducale, e che perciò non altro si era fatto nel vietare » le pubbliche e private feste, che proibire ai di lui parenti di dare » una dimostrazione di gioia col vestire la toga purpurea. » Quanto poi al cardinale, tuttoché godesse del pieuo favore papale e dello splendido fasto delle dignità ecclesiastiche, sentivasi gravemente angustialo nell’ animo dall’ amarezza di avere perduto la grazia della repubblica e di avere in qualche modo reso sospetta la sua famiglia dinanzi alla patria. Egli si adoperò quindi con tutto il fervore presso il papa, acciocché per la mediazione di lui gli fosse fatto di ricuperare la stima e la confidenza del senato. Pio IV se ne assunse l’incarico, e scrisse perciò lettere affettuosissime al doge e al senato stesso; anzi nel 1562 comandò al cardinale Na-vagero, che nel passare di Venezia per andare al concilio di Trento, impiegasse tulli i suoi più caldi uffizi ad ottenere lo scopo desiderato. Ma sempre indarno. L’affare fu portato alla deliberazione del senato, e quasi tulli li senatori condannarono il conlegno del da Mula. Anzi lo accusarono di perfidia e di ribellione alle leggi della patria. Perciò fu stabilito di comune assenso, che si rispondesse al papa, i veneziani nulla più desiderare quanto di porgere