110 LIBRO XXIX, CAPO XXXVII. ne presentivano tutte le conseguenze. Imperciocché la potenza ottomana, divenuta ormai formidabile sopra qualunque altra dell’Europa, palesemente mostrava l’insaziabile sua sete di sempre nuove conquiste: ed assai gravoso riusciva al commercio nazionale il doversi inoltrare sino a Costantinopoli per provvedere le mercanzie, che per 1’ addietro traevansi a miglior prezzo dall’ Egitto. La considerazione di queste circostanze indusse il senato a farsi mediatore tra il re di Ungheria e 1’ arciduca Ferdinando, onde indurli a scambievole pace: ed a tal fine sollecitarono il re di Polonia a farsene aneli’ egli efficace mediatore coll’ interporvi i suoi buoni uffizii. Più che di altri però si valse il senato dello zelo patriótico di Alvise Gritti, il cui favore presso il sultano andava sempre crescendo; e col mezzo di lui si adoperò a dissuadere Solimano dal mandare le sue galere contro Malta, assicurandolo, che la squadra veneziana, siccome aveva sempre avuto per l’addietro, così avrebbe anche per l’ avvenire, ogni premura per tener netto il mare dalle molestie dei corsari. Gli fece inoltre porre sott’occhio, che il suo progetto di trarre tutto il commercio a Costantinopoli aveva in sé gravissimi inconvenienti ; particolarmente perché la capitale ne trarrebbe pochissimo vantaggio, nel mentre che le province ne soffrirebbero i più funesti discapiti. E nel medesimo tempo il senato fece pressanti istanze ai cavalieri di Malta, perchè si astenessero dal molestare il golfo colle loro scorrerie, e perchè rispettassero i legni, che navigavano con bandiera veneziana nei mari del Levante. Tutte queste precauzioni produssero nell’ animo del sultano un favorevole effetto. II suo ardore per le conquiste guerriere incominciò ad intiepidirsi alquanto : le sue disposizioni circa il commercio andarono rivocate, sicché le cose ritornarono sull’ antico piede. I timori del senato rimasero così dileguati, e per qualche tempo ancora potè godere da questo Iato tranquillità e sicurezza.