522 LIBRO XXXII, CAI’O I. drappello di truppe a comandante di Castel nuovo di Quero, framezzo alle rupi scoscese delle Alpi e le precipitose correnti del Piave. Ivi sostenne valorosamente sanguinosi conflitti contro le armi imperiali : ma in fine, superato ed oppresso dal numero, fu costretto a cedere e a darsi per vinto. La ferocità di quei secoli trattava con orrenda barbarie i vinti ; nulla curandone la nobiltà o il grado: perciò Gerolamo caduto in mano dei vincitori fuchiuso nelle carceri dello stesso castello, stretto da ferrei ceppi alle mani e ai piedi, caricato ai fianchi ed attorno al corpo di gravosa catena, assicurato nel collo alla parete con un forte cerchio di ferro, reso ancor più penoso da grossa palla di ferro che vi pendeva. Colà il nobile prigioniero pensando all’ attuale sua situazione, e gettando uno sguardo sulle giovanili follìe della precedente sua vita, considerò in quella una punizione di queste, venutagli a proprio ravvedimento dalla mano celeste : e tanta fu la compunzione del suo spirito, tanto fu ardente la sua fiducia nella divina clemenza, tanto intenso il suo p-' ¿o, che in quella notte stessa sciolto, per evidente prodigio di Dio, dalle pesanti ritorte, e tratto fuori da superna guida, e frammezzo alle nemiche squadre inosservato passando, si trovò in sull’ albeggiare del dì alle porte della città di Treviso. Entratovi appena, corse alla chiesa di Santa Maria Maggiore, e sull’ ara della Vergine, a cui unicamente riferiva la sua prodigiosa liberazione, depositò i ceppi, le catene, la palla, il collare, che sino al giorno d’oggi vi si conservano; e da quel punto incominciò una vita tutto di fervorosa pietà e di compassionevole carità verso i bisognosi suoi simili. Ritornato a Venezia, raccolse nella sua casa da prima, e poscia in un'altra che comperò a san Basilio, e di poi in una terza a san Rocco, vecchi infermi ed orfani derelitti; ed a proprie spese li alimentava, ed egli stesso li curava, li confortava, gl’istruiva nella verità della religione e nelle massime della moraie cristiana. Nè contento c? di avere profusamente consecrato le sue premure e le sue sostanze nell’ajutare queste classi di bisognosi, nella sola città dominante;