ANNO 1620. 115 il senato, clic vedeva volersi addossare a lui solo il peso e il pericolo di quest’ impresa, dichiarò di non muoversi a nulla finché la Francia e la Svizzera non si fossero obbligale ad agire insieme e di comune conserva. L’ ambasciatore Prudi con energiche espressioni fece intendere a Luigi XIII lo stalo lagrimevole dell’ Italia, sì gravemente minacciala dalle forze formidabili di un nemico, la cui ambizione non aveva limili. Gli espose, che 1’ ultima speranza dei grigioni era collocata nella protezione della Francia, già altre volte sperimentala ; che la salute di questo popolo doveva stare a cuore egualmente alla repubblica ed al re, a cui sarebbe stata vergogna il lasciare soccombere i suoi amici più fedeli ed antichi ; che il cielo, avendogli concesso il trionfo sopra due mostri egualmente pericolosi, siccome lo erano 1’ eresia e la discordia, avevagli riservalo I’ onore altresì e di domare 1’ ambizione delle due collegato potenze e di spezzare le catene, di cui era minacciala l’Italia; che la repubblica esibivasi a secondare a tutto suo potere le buone intenzioni di lui, persuasa, che questa unione di forze sia l’unico rimedio di opporsi a tanti mali. Non rimasero infruttuose, almeno di buone parole, le istanze del Priuli. Luigi XIII, per mezzo del signore di Puisieux gli fece rispondere, che non soffrirebbe 1’ oppressione dei grigioni, né di qualsiasi altro de’ suoi amici ; che manderebbe ambasciatore a Madrid il maresciallo di Bassompierre per chiedere soddisfazione dei torti falli ad essi ; e che se questo suo ambasciatore non fosse stato ascoltato, unirebbe le sue forze a quelle della repubblica e del duca di Savoja, a fine di conservare all’Italia la sua libertà e sicurezza. Gli spagnuoli allora cercarono protezione nel papa ; ma Pao- lo V, ormai vecchio, benché udisse con rammarico queste discordie, non volle punto occuparsene. Eglino allora, padroni della Valtellina, non ebbero più riguardo veruno verso i veneziani. Richiamarono da Venezia il loro ambasciatore, e cercarono di