328 LIBllO XL, CAPO XXIII. ammazzarono molti. Lo stesso Cussein pascià potè appena con la Tuga salvare la vita. In tale stato di cose, egli, e per la sua sicurezza e per lo buon ordine dell’ esercito, si vide costretto a pagare le truppe col suo proprio denaro. Fece sperare ai soldati remunerazioni ancor più generose se avessero continuato a servire con fedeltà. E così, guadagnati gli animi, potè occuparsi con tranquillità a ben disporre le operazioni dell’ assedio alla città di Candia: ne prese di mira particolarmente la parte occidentale, onde offendere da quel lato i bastioni di Bethleem, di Ponigra e di Sant’ Andrea. Ma prima ch’egli potesse, soltanto contro il primo di questi bastioni, piantare le sue batterie, dovette spargere molto sangue, sacrificar molta gente ; nè vi venne a capo che verso la fine di agosto. Gli assediati, con un coraggio maraviglioso, uscivano dalla città ad impedire i lavori del nemico ed a molestarlo persino nei suoi accampamenti. Alla fine i turchi in un assalto, che diedero, s’impadronirono di una mezza luna del bastione ; ma nel dì seguente vi furono scacciati. In un secondo assalto la ricuperarono, e poco appresso la perdettero di bel nuovo con la perdita di oltre a mille cinquecento uomini. Fecero simili prove contro altri punti esteriori di difesa, ma non ne fu migliore la riuscita. Era in somma un vicendevole rappezzare e frantumare, erigere e distruggere. Turchi e veneziani scavavano di continuo gli uni sotto agli altri ; ma sempre ne impedivano a tempo le ruine. Mine e fornelli scoppiavano talvolta nel fervore delle zuffe, c con essi balzava in aria il contrastato terreno, e sotto le macerie ne rimanevano sepolti, prima che morti, i combattitori. Cussein pascià faceva piovere di frequente nella piazza una grandine di palle c di bombe : ma sempre indarno ; sicché, vedendo l’inutilità de’ suoi tentativi, levò l’assedio il dì 9 ottobre, e si ritirò nel suo campo. Nel medesimo tempo il Riva scorreva colla sua squadra le acque dell’ Arcipelago, e poneva a contribuzione tutte le isole dei turchi. Tanto era lo spavento, ch’egli vi aveva seminato, che la fiotta ottomana, per timore d’incontrarlo, non aveva coraggio di uscire dal