anno 1647. 281 furono restituiti a libertà. I turchi sbarcati cercarono di porsi in sicuro coll’ alzare barricate di terra : ma sopraggiunto Tommaso Morosini con una squadra di navi, li costrinse a furia di cannonate ad arrendersi : tra gli altri prigionieri contavasi Mehemel agà, fratello del viceré. Altri legni nemici scoprirono i veneziani poco dopo: ne si ristettero dal dar loro la caccia. Usci perciò dal porto di Milo, primo d’ ogni altro il Morosini col suo vascello, e mentre gli altri con meno sollecitudine lo seguivano, fu trasportato da un colpo di vento alle viste di Negroponte. Lo videro i turchi, e tosto il capitan pascià mosse con quarantacinque galere a circondarlo. Ma il prode veneziano, lieto di cosi gloriosa ventura, inalberata la bandiera della sfida, distribuite ai varii punti le guardie, incoraggiati i marinari e i soldati, lasciossi avvicinare il nemico. E quando lo vide a giusto tiro, gli scaricò addosso tutte le sue batterie, sicché molte galere ne risentirono orrendo danno: tutte retrocessero. Per la quale viltà de’ suoi infurialo il capitan pascià, fece strozzare alcuni schiavi, acciocché il supplizio di questi intimorisse il resto delle ciurme e le rendesse pronte ai comandi. Replicarono perciò più stretto l’assalto: e poiché i nostri non più potevano difendersi col cannone contro i legni, diedero mano agli archibugi contro i soldati, ed a fuochi incendiarli contro le galere. Fu orrendo lo spettacolo della squadra turca : divampanti le navi ; incendiati gli uomini od affogati in mare, per sottrarsi all’ incendio ; sparso in tutti lo scompiglio e il terrore, nessuno più osava dirigere le mosse contro 1’ invincibile legno del Morosini. Non vi fu che un bei, il quale, abbordandone il vascello da puppa, costringeva a colpi di scimitarra gli spaventati mussulmani a salirvi. Ma, ohimè ! deplorabile caso ! uno di costoro più ardito aggrappatosi alla finestra della camera del capitano, scaricò il suo fucile, e la palla scorrendo fuori della porta colpì il magnanimo comandante nella testa, e lo stese morto in sul punto, nel mentre stava infervorando i suoi al combattimento e alla gloria. Le ciurme del Morosini trasportate dal furore a quella vista ed animate più dall esempio di lui, che non sbigottite dal disastro, raddoppiano vol. x. 56