8 LIBRO XXXVII, CAPO I. » con note occulte erano marcate le case sperando tutti d’ arric-» chirsi con insolito opulentissimo sacco. Alcune cose non erano » veramente facili ad eseguirsi ; ma l’iniquità e la cupidità gli » acciecava col figurar agevole ogni più strano pensiero. Nel » tempo stesso, il Toledo, corrotto in Crema Giovanni Berardo, » tenente di compagnia francese ed alquanti seguaci, teneva seco » corrispondenza, ricevendo lettere ed indirizzi, per sorprendere » la piazza, al qual fine aveva spinto a Lodi milizie. Ma Dio dalle » nuvole disperde certi disegni perversi. Mentre i bergantini si • apprestavano per venirsi, attesi da’congiurati, con tal impazien- * za, che ogni giorno ascendevano i più alti campanili della città » per ¡scoprirli, alcuni furono presi da fuste corsare, altri dissi-» pati da fiera tempesta ; onde non potendo più raccogliersi al » tempo che passava in concerto, convennero rimettere 1’ esecu-» zione all’ autunno. Il Pierre e il Langlad, comandati a salire • sopra l’armata, non poterono disdirsi dal partire col capitan » generale Barbarigo. Gli altri restati in Venezia, non cessavano » di ruminar i modi dell’ esecuzione, impazientemente attenden-» done il tempo. Ma frequentandosi tra loro i discorsi e per ag-» gregarsi compagni, dilatandosi tra altri delle loro nazioni la » confidenza e il secreto ( la nequizia di rado essendo sì cieca o » sì sorda che non abbia qualche lume e rimorso), Gabriele Mon-» tecassino e Baldassar Juven, gentiluomini, quegli di Normandia, » e questi di Delfinato, al Dighiers in istretlo grado congiunti, * abbonendo cosi pravi consigli, li discoprirono al Consiglio dei » Dieci. Rivelati poscia col mezzo d5 altri secretamente disposti » ad udire di nascosto le loro conferenze e i discorsi, carcerati » alcuni conspiratori, restò il tradimento comprovato e da scrit-» ture che si trovarono, e dalla confessione de’ medesimi rei, che » ne pagarono con pubblico e con secreto supplizio la pena. »