224 LIBRO XXXIX, CAPO X. maneggiarsi e fermarsi ; ma in luoghi neutri alla repubblica col consenso degli altri si riserbava la nominatione del generale. L’invaso restava esente da contribuire all’armata comune, mentre doveva accudire con le forze alla propria difesa, alla quale dovevano concorrere gli altri o con soccorso o con diversione, conforme sarebbe concertato al bisogno. Nè pace, nè tregua potevano, che di comune consenso trattare o conchiudere i contrahenti, nè obligarsi ad altro trattato, che derogasse al presente (1). » — A questi capitoli, che furono fatti palesi a tutte le potenze, un altro ne fu aggiunto secretamente, ed era — « di ajutare il duca di Parma, occorrendo, e di ammetterlo nella lega, quando lo ricercasse, e con quei mezzi e patti che sarebbero stabiliti. » — La notizia di questa lega colpì vivamente i Barberini e li colmò di spavento: tutto al contrario, ne pigliò coraggio ed ardimento il Farnese, il quale, considerando, che per essa restavano assicurati i territorii suoi di Parma e di Piacenza, risolse d impiegare le sue truppe a ricuperare il suo ducato di Castro, od almeno a compensarsene coll’ acquisto di altra terra. Attraversò pertanto gli stali di Modena, al che acconsentì il duca, ed entrò nel territorio papale con tre mila soldati di sola cavalleria, uomini scelti bensì per coraggio e valore; ma senza fanteria e senza artiglieria, non era da sperarne favorevole riuscita. I veneziani, ed il granduca avevano cercato ogni via per dissuaderlo da così enorme temerità, perché ne presagivano dannose le conseguenze: ma non ne volle ascoltare i consigli. Perciò si videro costretti e quelli e questo ad inoltrare negli stati parmensi le loro truppe, per tenerli ad ogni evento presidiati e difesi. Al primo entrare del duca Farnese nel territorio bolognese, i pocjii soldati del papa, che vi erano a presidio, fuggirono sbigottiti. Egli ancor più audace perciò, mosse allora direttamente alla volta di Bologna : tutlavolta, per non provocarne le opposizioni, scrisse lettere al cardinale Durazzo, che vi dimorava in qualità di legato apostolico, ed agli abitanti della città, esortandoli a persistere nella (i) Nani, Hist, ven., lib. XII.