anno 1657. 44» » Ragotzi.La necessità e la ragione sforzerà presto gli altri re potenti » alla pace. Dunque perchè volenio affrettar i nostri et i comuni » pericoli con quegli estremi ripieghi, che sarà sempre in nostro » poter abbracciarli, quando dura necessità lo chiedesse, o perverso » destino lo minacciasse? Certamente, che il male, che il visir non » procura di farci, non è beneficio delia sua modestia, ma della sola » impotenza. Se invade la Dalmatia, ode i suoi tentativi repressi ; » se esce in mare, vede le sue armale o fugate o sconfitte. Sotto le » mura di Candia non ardisce più di presentar le sue insegne. » Egli preme altre cure nell’ animo, et altri disegni ne’ suoi pcn-» sieri rivolge. Per questo o ci accorderà moderali partiti di » pace, o divertendosi in altro, rallenterà contra di noi le offese e » gli sforzi. » L’ eloquente e dignitoso parlare del Pesaro aveva già stornalo gli animi da quelle impressioni, che aveva in essi prodotto l’arringa di chi aveva prima parlato ; sicché di bel nuovo ondeggiavano nel-l’incertezza la più affannosa. Aspellavano, che l’eloquenza e i ragionamenti di qualche altro senatore sorgessero a persuadere le ragioni o dell’uno o dell’ altro partito: quando il doge stesso, Bertucci Valier, esagerando le calamità della guerra, pose soli’ occhio le angustie e la stanchezza della Repubblica, e conchiuse col persuadere la pace. Le sue parole, ridotte compendiosamente dal ÌNani alle semplici idee principali, furono portale distesamente dall’ allro storico contemporaneo Andrea Valier senatore, cosi : « Grande infelicità, prestantissimo Senato, della nostra Repu-» blica, mentre questa sera si tratta o di perdere totalmente un regno » col far la pace, o di porre in contingenza la libertà con la conli-» nuatione della guerra. Ma grandissima infelicità quella del Pren-» cipe della Republica di vedersi costretto a dover consigliare la » perdita di quegli stati, per il mantenimento de’ quali per tanti » anni ha travagliato 1’ applicatione della mente, l’esercilio della per-» sona e l’impiego delle sostanze; onde la publica benignità ha » voluto decorare le passale fatiche, collocando la nostra persona