ANNO 1658. 461 rolla : le genti per altro s’ erano salvate. Quest’ avvenimento aveva scoraggiato non poco 1’ armata veneziana, che se 1’ era appropriato ad infausto presagio. Il senato entrò in pratiche di maneggi con la Francia per ottenere ajuti più efficaci di »pelli degli altri principi italiani. Era già da qualche tempo, eli’essa gli dimostrava un affetto particolare: forse non senza mira d’interesse. Tuttavolta il cardinale Mazarini, ministro di quella corte, aveva mandalo nella sua specialità un buon sussidio in denaro per mezzo dell’ ambasciatore veneziano Francesco Giustiniani. Da una raccolta di lettere dell’ abate Michele Giustiniani ci è conservato lo scritto, con cui questo porporato accompagnava alla repubblica il suo dono : e dicevate. — « È cosi nobile e gloriosa la » risoluzione che cotesta serenissima repubblica ha presa di conti-» nuare la guerra più tosto che di comprare la pace a condizioni in-» giuste e vergognose, che quando i caratleri eh’ io porlo ed il pe-» ricolo che sovrasta alla cristianità tutta non obbligassero di con-» correre con gli altri alla conservazione dei stati di V. Serenità, la » venerazione mia per cotesto eccelso senato sarebbe sola bastante a * farmi impiegare volentieri ogni mio avere per secondare i suoi * magnanimi e generosi pensieri. Ho comprovalo questi miei senli-» menti al sig. Francesco Giustiniani, ambasciatore di V. Serenità, * con l’offerta, eh’ io gli ho fatto di sei grossi vascelli da guerra for-» niti ed armali di tulio punto per servire nel corso di questo anno : » ma come S. Eccellenza ha mostrato che costì sarebbe più gradita » qualche somma di denaro invece di detti vascelli, io di buona vo- li glia gli ho commutati in cento mila scudi, somma molto minore » di quella che darei, se questi tempi calamitosi mi permettessero di » fare d’ avvantaggio. Supplico V. Serenità di riconoscere in questo » piccolo sussidio solo l’affetto ed il zelo, e di credere eh’ io mi ram-» marico infinitamente che tutte le diligenze e facilità che il re ha » voluto contribuire alla pace, non abbiano trovata quella corrispon-» denza che ogni ragione obbligava di credere, e che S. Maestà parti-» colarmente desiderava per aver campo di testificare con autentiche