anno 1618. 97 circostanza, che certamente ajutolla a conseguire il suo intento. Andavasi in que’giorni appunto lavorando colà in corte per la caduta di esso ministro, cd il principale stromento ad effettuarla era il confessore del re. La qual cosa, non essendo rimasta occulta alle giudiziose indagini dell’ ambasciatore veneziano, giovò maravigliosamente al maneggio suo. Si apri egli schiettamente con lui e gli palesò 1’ avvenuto in Venezia; perciocché, com’egli scriveva nel dispaccio suo de’ 28 giugno sopraccennato, « al confessore si » può dire in confidenza davantaggio di quello che si dice ad altri.» E il confessore gli promise soddisfazione, e gli e la ottenne così sollecita, che il dì 2 luglio successivo, scrivevasi dalla corte all’ambasciatore spagnuolo, che « conforme al desiderio della serenissima * Repubblica di Venezia, il re comanda al marchese di Bedmar, » che debba immediatamente licenziarsi dalla medesima e recarsi » in Fiandra. » Fosse che costui non si riputasse più sicuro in Venezia, ovvero fosse, che insospettito di ciò che sfavagli per accadere, non volesse sostenerne io scorno in Venezia, egli, pochi dì prima che gli arrivasse quest’ ordine, s’ era trasferito a Milano, spargendo voce, che vi andava per una quindicina sola di giorni, pregatovi da quel governatore, anche per concertare sulla restituzione di Vercelli al duca di Savoja. Fatto è, ch’egli nè ritornò più a Venezia, nè si occupò tampoco di quella restituzione, la quale ebbe luogo senza l’intervento di lui, ned ebbe veruna pubblica rappresentanza in Milano, ove anzi visse ritirato e rinchiuso. Anche don Pietro di Toledo governatore di Milano fu rimosso dal suo posto. Lo che similmente avvenne per opera dello stesso ambasciatore veneziano in Madrid ; il quale, come per l’allontanamento di dou Alfonso della Queva aveva saputo approfittare delle rivalità, che tenevano agitati quei cortigiani, così anche per lavorare la disgrazia del di Toledo aveva stimolato lo sdegno del duca di Lerma a favoreggiare le querele, che contro di esso portavagli sino dal dì, in cui erangli state riferite le vive ed vol. x. 13