ANNO 1657. Mi » noi, che tenemo in mano il polso debole della Republica afflitta, » confessiamo pure senza adularci, che il sangue sparso e l’oro speso » ci fanno temer imminente il deliquio di forze. Deh Padri ! non » lasciamoci ridurre a sì miserabile stalo che indeboliti, et oppressi » dobbiamo chieder la pace; perchè i Barbari, se tentano di abbat-» lere ciò, che resiste, calpestano tutto quello, che piega. Abbraccia-» mo di gratin la pace, cbe ci offeriscono, poiché non potemo haver » per nemici perpetui quei, che tenemo per potenti vicini. Nè ci » possono lusingar i soccorsi, perchè quanto siano deboli e lenti, » l’ispcrienza pur troppo lunga l’insegna. Quei stessi, che per pro-» prio interesse dovcrebbero trarci dalla necessità, c’ invidiano i » vantaggi e la gloria ; et i pochi, c’ hanno alle volte partecipato » delle nostre vittorie, ci abbandonano ne’ più felici momenti. 11 » Pontefice, non lo nego, ha porlo qualche opportuno sovvegno ; ma » conseguite da noi cose grandi, forse ne pretenderà delle maggiori. » Degli altri Principi non parlo, impcroche la guerra, cbe occupava » solamente le due corone, bora scuote i cardini di tulla l’Europa. » Vedemo la Polonia, quel fortissimo antemurale contra qualsisia » barbarie, poco meno, che desolata ; il tiranno Inglese minacciar » lutti, senza che possa di lui alcuno fidarsi ; Io Sveco, el il Dano • con odii eterni ; gli Austriaci e lutto 1’ Imperio nell’ armi, e nei » maneggi confusi. Dunque con le sole forze della Iìcpublica, soste- • nule dalla fede e dal zelo de’ cittadini, e de’ sudditi, oslinatamente » vorremo continuar r.ella guerra affine, che per esser gloriosa e » costante sia l’ultima ? I nostri maggiori huomini prudentissimi, » vollero riservar la Patria a migliore destino. Perciò spesso dccli-» navano col negotio le molestie inferite da’ Turchi. Alcune volte » con desterità le scansavano, e se pure la necessità Io portava, re- * sistevano bensì validamente, ma quanto prima procuravano di re- * dintegrare la pace; tollerando qualche gialtura, purché restassero » in piedi con forze valide per contendere a nuovo bisogno. L’ es-» sere superati da più potenti, se non arreca sempre gloria, non cede » almeno a vergogna. Per cerio, che non v’ è cor.ditione più iniqua, voi., x. 56