anno 1632. 355 intraprendere qualche onorevole fatto. Ma pria di tutto era d’ uopo uscire dallo Stretto, ove Antonio Barbaro con diciassette vascelli se ne slava a contrastargliene il passaggio. Comparve infatti 1’ ammiraglio ottomano con trentacinque galee, malissimo armate, dice il Nani, e con cinque maone ; ma non ebbe coraggio di affrontare la piccola squadra veneziana, la quale, tosto che lo aveva veduto, s’ era disposta in ordine di battaglia. Tuttavolta il visir vi mandò due mila spalli: ma costoro, giunti ai castelli, si ammutinarono chiedendo le paghe. Nè fu possibile il tardare a contentarli : ma ricevute che 1’ ebbero, una parte di essi disertò ; gli altri, imbarcali fuori dello Stretto sopra undici vascelli cristiani, pigliali a nolo, furono trasferiti nella consueta guisa a sbarcare nella Canea. Anche il nuovo capitano generale Leonardo Foscolo volle recarsi ai Dardanelli, per ingrossare delle sue navi la squadra del Barbaro. Nel recarvisi assalì V isola di Sciro e ne bruciò il borgo. Attaccò poscia la rocca di san Giorgio, protetta da un bastione a forma di mezza luna e collocala in luogo eminente : ma gli abitanti e la guarnigione spaventali dai danni, che vi recavano le artiglierie degli assalitori, mandarono fuori il loro vescovo di rito greco, a patteggiare per la resa : nè il Foscolo volle accettare patti, tranne che di rendersi a discrezione. Entrato vincitore, ne demolì e ne pose a sacco il castello ; vi conquistò undici cannoni ; condannò al remo cento sessanta uomini; concesse agli altri la libertà. Alcuni giorni dopo, fu assalilo nel viaggio da una violenta tempesta, che affondò una sua barca con novanta uomini, che andavano a far acqua, e sconquassò una galera, urlata di fianco da una galeazza, per guisa, che, salvate appena le genti, lo scafo di quella fu trasportato dal vento a Scopulo e cadde in potere di quel bei. Per riparare altri danni, cagionali da questo disastro ai suoi legni, fu costretto a ritornare a Standia ; e rimesso dopo alcuni giorni alla vela, trovò a Cerigo un rinforzo di sette galere di Malta, capitanate dal rinomatissimo gran mastro Lascari. Egli le mandò in assistenza al Barbaro, nella crociera ai Dardanelli. Ebbero queste la sorte di