ANNO 1645. 2GI CAPO VI. tl doge Francesco Erizzo assume il comando della flotta. L’inutilità di questa spedizione navale era derivala particolarmente dalle gare, dalle disparità di opinioni, e talvolta altresì da scambievole gelosia dei varii capi, che comandavano la flotta. Perciò il senato conobbe la necessilà di porre nelle mani di un solo il supremo comando di una guerra di sì grande importanza, dagli ordini del quale dipendessero poi tutti gli altri capitani particolari. Propose adunque, siccome in altre difficili occasioni erasi praticato, che si creasse un capitano generale, munito di ogni assoluto potere di decidere delle operazioni. La proposizione fu accolta, e si passò quindi a sceglierne la persona. Si tenne scrutinio, e trovossi, che da molti era stato nominato a questa carica Francesco Erizzo, doge. Nel consiglio maggiore fu subito approvata ad unanimità di voti la scelta e fu decretato di fargliene calde istanze in nome della patria. Egli che vi si trovava presente, con ilarità e contegno rispose : « Se » lutti «li anni miei non sono stali che studio od esercizio di ben CJ • servire alla patria, offerisco prontamente questa mia canizie ai » decreti del cielo, ai voleri de’ miei cittadini, a beneficio dei popoli. » Io ho sempre amato la repubblica, l’ho onorata ed obbedita : tolga » Iddio, che per sottrarmi dal peso, che però conosco quanto sia » grave, allegassi per iscusa 1’ età ottuagenaria ed il bisogno, clic » queste vecchie membra hanno di riposo. Rinvigorisco, con cuore » pronto ed animo costante me stesso, e dedicando la morte mia » all’ esaltazione della repubblica, crederò di pagar giustamente » questa porpora coll’ effusione del sangue. Intrepido assumo \olon-» tieri col comando delle armi la cura della salute comune e la difesa » del nostro stato. Aspiri Iddio ottimo massimo alla mia buona vo-» lontà, ai vostri desiderii, ed ai voti universali, che io non trascurerò