370 LIBRO XL, CAPO XLII. » o non piace, è disperato il caso et irreparabil il danno, perché con » la tolleranza diverrà più sfrenata la licenza e cambiandosi il vitio » in costume, poi con breve passo in applauso si farà presto lecito » ciò, che hormai é pubblico. » Le parole del Molin ottennero trionfalmente 1’ effetto, cosicché la legge non trovò più oppositori ; ed il proposto collegio fu istituito, il quale « moderò, dice il Nani, per qualche tempo 1’ eccesso ; » ma con la solita sorte si sono poi andate alternando le trasgres- • sioni e le leggi, perchè apparendo il lusso agli occhi degli huo-» mini con certa benché falsa magnificenza, passa in ammiratione il » vitio, in scherzo la colpa, in odio il castigo. » Ma poiché questo argomento, per la mia progressione storica, m’è venuto ora tra le mani, non mi sembra fuor di proposito il dirne qui compendiosamente alcun che ; tanto più, che se ho avuto occasione in altri luoghi di parlarne, non l’ho fatto che alla sfuggita. Delle vesti, che usavano gli antichi veneziani, hanno conservato memoria le antiche pitture, egualmente che le antiche cronache. Gli uomini indistintamente e le donne adoperavano abito lungo, il quale se aveva le maniche strette dicevasi dogalina; se larghe, ducale. Le vesti avevano annesso il cappuccio, pendente ai lati sopra la spalla sinistra, e con una lunga striscia, che pendeva alla destra. Non usavano i nostri maggiori cappello, ma una berretta, la quale variò più volte nella sua forma (1). Una legge del 1360 concedeva ai medici 1’ uso delle vesti sulla foggia dei nobili. Altra legge del 1402 determinava la misura delle vesti e delle maniche delle donne; quelle non potevano essere più lunghe di otto braccia, queste non più larghe di otto quarte. Nel 1442, furono loro vietate le vesti di stoffa dJ oro ; nel 1443 fu alle stesse interdetto 1’ uso delle lunghe code all’estremità degli abiti; nel 1444 ebbero proibizione di adoperare maniche ducali; e finalmente dieci anni dopo fu decretato, che il valore delle cinture non oltrepassasse il prezzo di sei ducati. (i) Ved. il Gatlicciolli, lib. I, cap. X, num. 4°4-