ANNO 1G48. 519 CAPO XX. Maneggi del senato per venire ad accomodamento. \ Appena in Venezia s’ ebbe notizia di tuttociò, gli animi dei senatori, che s’ erano mostrati contrarii alla pace, presero ancor più di coraggio, e con più di calore sostennero la loro opinione. Fu decretato alla fine, che non si ascoltassero dai turchi proposizioni di pace, se prima di tutto non acconsentissero a restituire tuttociò che avevano usurpato. Fu deliberato inoltre di mandare a Costantinopoli un nuovo ambasciatore ad ossequiare il nuovo sultano ed a congratularsene in nome della repubblica della sua esaltazione al trono. Al quale uffizio fu scelto Alvise Contarini, il quale aveva già trattato altre volte con la sublime Porta, ed aveva tanto onorevolmente maneggiato la mediazione dei principi nel congresso di Munster. Fu perciò scritto al bailo, acciocché ne desse avviso al gran visir e ne chiedesse i passaporti opportuni, onde questo nuovo rappresentante potesse recarsi tranquillamente e con tutta sicurezza a Costantinopoli. Ma poiché gli autori principali della congiura avevano addotto a pretesto contro il sultano Ibraim la sua indolenza nel maneggiare la guerra ; perciò non vollero acconsentire alle istanze del bailo : anzi, per giustificare la loro condotta precedente e mostrarsi ad essa coerenti, risolsero di raddoppiare i loro sforzi conlro la repubblica. A questa loro risoluzione mostraronsi apertamente contrarii i superstiti fautori del governo d’ Ibraim, i quali perciò manipolarono una seconda cospirazione. Si radunarono in numero di tre mila sulla piazza dell’ Ippodromo, domandando risolutamente le teste del visir, del muftì, dei cadisckeri, e di altri quattro capi di gianizzeri, cui accusavano complici dell’ assassinio del sultano. Costoro, confidati nella santità del luogo, s’ erano ricoverati in una moschea, c di là mandarono ai tumultuanti un agà de’ gianizzeri con quattro de’ loro ■primarii officiali, per cercare ogni via rti placarli ; ma, calpestalo