288 LIBRO XL, CAPO XU. ai veneziani il tenerla e presidiarla, il Pisani ne comandò Ì1 saccheggio, ne fece trasportar fuori i cannoni e le armi, cd in fine la diede in preda alle fiamme. In conseguenza di ciò, non esitarono a rendersi alle armi veneziane l’uno dopo l’altro i castelli di Poglizzane, d’Islan, di Novegradi, di Tin, di Nostizzina, di Obroazo, di Nadin ed Urana. Da per tutto vi fecero i veneziani copioso bottino di vettovaglie, di munizioni e di cannoni : alcuni poi furono altresì smantellati. Scar-dona e Salona similmente dovettero cedere. Quindi uno squadrone, di cavalleria occupò il Sasso, « luogo angusto, dice il Nani, ma che, » conforme al nome, è fatto forte dalla natura. » Nella Lica fu presa, saccheggiata e incendiata Gratsou, ricca terra, d’ onde trassero pingue bottino. E per tante prosperità delle armi nostre anche i mor-lacchi, oppressi dal giogo crudele dei mussulmani, ne respirarono, e sollevati contro di questi si diedero a migliaja sotto il dominio della repubblica. Ed anche quelli di Zuppa, di Maine, e di Pogdori si diedero al veneziano provveditore di Cattaro, eh’ era Costanzo Pesaro. Accorreva, nell’ agosto di quello stesso anno, ad impedir tanta deserzione di popoli, Tckelì pascià con tre mille giannizzeri e mille spahì. Sparse per le campagne i suoi soldati e vi sorprese molli mor-lacchi, dei quali castigò la ribellione con farne trucidare alquante cenlinaja. Poi si avanzò per porre assedio a Sebenico : diede molti assalti alla piazza, i quali furono con grande valore respinti dalla guarnigione: anzi fu da questa assai danneggiato nelle molte sortite, ch’ella fece. Alla fine vi si ritirò il dì 9 settembre, dopo avere perduto il fiore della sua armata in un inutile assalto generale, che vi avea dato. Sopraggiungeva intanto con la flotta il Foscolo, sicché i turchi presi alle spalle, ed incalzati altresì dai morlacchi, resi coraggiosi per 1’ arrivato soccorso, n’ ebbero a soffrire gran danno negli stessi lor padiglioni, molti dei quali furono incendiati e molti saccheggiati. Festosa la Dalmazia per così prosperi eventi, ne rese pubbliche grazie a Dio : alle quali allegrezze faceva eco ben più lestosa Venezia, ove per decreto del senato furono ricompensati con