an.’xo 1GS2. 561 insolenti dell’ ambasciatore medesimo, le quali avevano provocato a si grave sdegno il giovine sultano, clic « a guisa di forte leone, benché » giovinetto, generosamente ruggiva, e se trovava chi avesse osato • resistergli, rinvigoriva coll’ ira le forze » : esortava perciò a cedere la città di Candia, onde il sultano placato ridonasse la pace. Ma questo infame contegno non scemò punto 1 orrore di un arresto, ordinato contro la fede di un salvocondotlo munito del sigillo imperiale. II senato ne portò le lagnanze ai principi, chiedendo, particolarmente dalla corte di Francia, risentimenti proporzionali all’ e-normilà del disprezzo ed all’ infamia della fede violala dai turchi. Lodovico re di Francia ne comprese più che altri lutto 1’ orrore, ed inviò quindi a Costantinopoli il signor di Vantelet in qualità di straordinario ambasciatore, onde procurasse con efficaci premure la libertà al Capello : ma indarno. Achmet con ampollosi consigli pubblicava di volere con tutto lo sforzo dell’ impero e con la sua presenza medesima terminare gloriosamente la guerra, poi pentito dei suoi progetti, perchè a tanta impresa mancava il denaro, cominciò a mormorare, non essere conveniente, che negli anni della minorità del sultano si allontanasse dalla capitale il primario amministratore del governo. La quale repentina mutazione di consiglio fu dagli cmoli suoi tacciala di viltà, ed in conseguenza di essa ne lavorarono la caduta. E di fatto non guari dopo, gli venne ordine dal serraglio di lasciare la sua carica : nè volendo ubbidire all’ intimazione finì strangolalo. Poco più di lui era adattato a coprire la carica di visir un dervis, nominato Mehemet, che dalle pratiche religiose della sua setta vollero i ministri sollevare al maneggio dei pubblici affari, in cui non era sialo mai educato. La mutazione di visir fece nascere la speranza nel senato, che sarebbe restituita la libertà all’ambasciatore Capello : perciò ne fece istanze in iscritto, ma senza effetto. 1 turchi non pensavano allora che alla continuazione della guerra, ed a questa dirigevano tutte le loro mosse, senza punto curarsi delle vigorose rimostranze che si facevano per l’enorme violazione della pubblica fede e del sacro diritto delle genti, vol. x. il6