anno 1650. 359 1 veneziani, colla speranza di accrescere le loro forze c raddoppiare i danni al loro nemico, tentarono un maneggio presso i cosacchi dell’ Ucrania, e presso i tartari della Crimea. Nè questo tentativo offeriva nel primo aspetto gravi difficoltà, perciocché i cosacchi, ribellatisi contro i nobili della Polonia, avevano stretto alleanza coi tartari, e questi, malcontenti del giogo dei turchi, mostravansi propensi a scuoterlo di dosso ed a romperlo. Ma per indurre gli uni e gli altri a pigliare le armi di comune accordo contro i turchi, era necessario riconciliare i primi col re di Polonia, al che non vollero mai condiscendere: perciò anche le speranze di questo progetto svanirono. Un orribile tremuoto nell’ isola di Santorino, cagionato dallo scoppio di un vulcano, produsse gravi danni alla flotta veneziana, persino nel porto di Candia, che ne rimane discosta di ben cento miglia. La terra fu agitata per più giorni da violenti scosse, il mare muggì da lontano, ed esalarono dalle acque turbini di fiamme e di fumo. Una squadra veneziana, che vi passava da presso, evitò a grande stento il naufragio. Nel porto di Candia, 1’ acqua si alzò a spaventevole altezza, che sembrava volesse ingojar tutta l’isola : le galere e i vascelli in quell’ alzarsi veemente trassero con sé le ancore, che li tenevano fermi ; quindi si urtarono gli uni con gli altri, ed alcuni piccoli legni vi rimasero fracassati CAPO XXIX. Preparativi d’ambe le parti per la ventura campagna. • Lo stato delle cose dalla parte dei veneziani, e 1’ apparato grandioso, che andavano facendo i turchi per la primavera deiranno 1651, costringevano il senato a porsi anch’esso in istato di potere vigorosamente resistervi. Il primo elemento per sostenere la guerra è il denaro ; e poiché di questo la repubblica nostra sentiva grave bisogno, fu deliberato d’imporre su tujte le città del dominio veneto in terra