190 LIBRO XXXIX, CAPO I. Manenti ; i primi tre partiti da Mantova coll’ambasciatore, gli altri tre dal castello di Sanguinetto ; ed inoltre Fiorino capitano del legno, due nocchieri ed un soldato alfiere dato ad essi per guardiano dal pretore di Legnago. Giunsero questi a Venezia il dì 8 giugno 1630, e perchè provenienti da luogo infetto, furono assoggettati, secondo le leggi di sanità, alla solita contumacia nell’ isola del Lazzaretto vecchio ; donde nel luglio, per maggiore comodità dell’ ambasciatore, passarono nell’ altra isola di san Clemente, vacua allora di abitatori. Furono prese tosto le necessarie precauzioni per la custodia dell’isola, acciocché nessuno vi si potesse accostare. Ad eseguire questi lavori fu chiamato un falegname Giammaria Tirinello della contrada di sant’Agnese : i quali lavori consistevano in quattro abituri agli angoli dell’ isola per accogliervi i guardiani sanitarii. Egli la mattina vi andava, e la sera ritornava a Venezia, conducendo seco innanzi e indietro un suo figliuolino di sei anni. Due giorni dopo 1’ arrivo dei nuovi ospiti a quell’ isola, un’ ardente febbre colpì 1’ ambasciatore, accompagnata da grande calore agli occhi, da intensa doglia al capo e alla schiena, da un tumore all’ anguinaja. Due medici incaricati dal magistrato di Sanità visitarono il malato e dichiararono essere colpito di peste: nel sesto giorno morì. E dopo lui morirono similmente un cameriere e quattro serventi. Reduce una sera il falegname dall’ isola, trovò sua moglie indisposta : poscia infermossi egli pure: in fine morirono entrambi. Poi s’ ammalò il fanciullo, che dopo cinque giorni morì : pochi giorni dopo, a’ 26 di luglio, accadde lo stesso ad un fratello di questo, che aveva dieci anni ; ed anche questo morì. Ed in tal guisa andò estinta affatto la prima famiglia, che aveva portato il contagio in città. Cominciava intanto il morbo a dilatarsi alle case vicine. Un’ altra famiglia stretta in parentela col falegname Tirinello, incontrò la medesima sorte. Pasquetta vedova, lavandaja, che, dopo sei giorni di malattia, restò vittima del crescente morbo, dichiarò prima di morire, che « certi ebrei dieronle da lavare alcune biancherie, pri-» ma e dopo di consegnar le quali, si erano lavate le mani con aceto:»