anno 1645. 249 i candioti volevano cooperare colle loro persone alla difesa del patrio suolo, perchè, come dice il Nani, « o avvilite nell’ olio o impaurile » dal pericolo: » ed anzi a lanto giunse la loro villa, che quei pochi stessi, che vi erano concorsi, « prestamente si dileguarono, alcuni » vilmente gettando 1’ armi, altri storditamente vendendole, o con » maggior infamia spezzandole per esimersi dalle faltioni e sottrarsi » da’ rischi. » CAPO III. La repubblica si accinge alla difesa. In tale stato erano le cose quando ne giunse a Venezia la notizia. Commossi gli animi per la novità del caso e per la gravezza del pericolo, si affrettò subito il senato a rinforzare di altre dieci galere e di due galeazze la flotta : prese a nolo quanti mai vascelli potè trovare nei porti d’Italia: dodici n’ebbe de’più grandi in Olanda : ordinò leve di soldati in tutte le provincie : raccolse denari da ogni parte e colle imposizioni e coll’ esibizione di pingue interesse a chi ne desse in prestilo. A gara la nobiltà e i sudditi, scossi dal comune pericolo, correvano ad esibire e persone éd averi in servizio della patria: le città, le terre, i villaggi offerivano proporzionatamente ragguardevoli somme. Primo di tutti in Venezia il patriarca Gianfran-cesco Morosini si obbligò alla spontanea contribuzione di cinque mila ducati all’ anno finché fosse durata la guerra. Ne imitarono l’esempio gli altri prelati e lutto il clero sì regolare che secolare. In seguito a questo generoso entusiasmo che animava lo stato interno, il senato diresse le sue preghiere alle potenze cristiane, incominciando dal pontefice : ed a tutti poneva sott’occhio : — « che la perfidia dei bar-» bari nel violare ingiustamente la pace, interessava tutti nella difesa: » che i turchi occupando città e soggiogando provincie, assorbivano, » a guisa di alta voragine o di profondissimo abisso, le cose divine » ed umane, e portavano sterminio ed orrore dove fiorivano amplissimi vol. x. 32