272 stima felice chi può conoscere le cagioni. Lo scrittore, ossia 1’ amanuense del bullettino, potrebbe per questo rispetto essere 1’ infelicissimo dei mortali. Si noti, tra parentesi, la difformità che dal contesto assumono talor le parole : qui infelice vale ignorante j pure per ordinario non è questo 1’ aggiunto solito darsi all’ignoranza ; i classici la chiamano anzi beata. Come si vede qui siamo fuori d’ argomento; adunque per ritornarci, il doppio spettacolo fu, siccome dicemmo, del genere delle cose bazzotte, fra il duro e il tenero, che non hanno un carattere proprio, deciso. Però nè da una parte nè dall’ altra non si creda che manchino i buoni attori. Alla Fenice ha lo Schober che fa la parte del padre, e che due anni sono udimmo ed anche assai applaudimmo all’Apollo, e che qui pure è con piacere udito, ed egualmente applaudito. A s. Benedetto ha il Negrini, basso cantante pur egli, già noto ed accetto al nostro pubblico, e che anche in questa occasione s’ è distinto e fatto valere. I tenori sono alla Fenice il Degattis, nome nuovo, e che conviene ben mandarsi a memoria, perchè non è cosa più facile che confonder le specie affini, e a s. Benedetto il Cappelli e il Tommasi j tenori tutti e due del medesimo cartello, ma non sappiamo se di egual bravura: qui i nostri referenti mancarono al debito loro,