anno 1630. 193 segnarono in atti notarili di Benedetto Leoni, il dì 13 settembre 1630, una dichiarazione giurata, nella quale in numero di ventolto affermavano, non esservi peste, nò sospetto di peste. Ed il flagello intanto infieriva con sempre più robusta veemenza, sicché gli stessi oracoli, che con le loro erronee sentenze avevano saputo deludere la buona fede dei magistrati, ingannare la fiducia dei cittadini, strascinare la città nell’ errore di un|i fallace sicurezza, soprappresi da terrore alla vista del pericolo, palesemente attestato dalla universale propagazione del morbo, si diedero vilmente alla fuga. Così Venezia rimase tutto a un tratto abbandonata dai medici, in mezzo a sì tremendo frangente : ma non isfuggirono essi la pena dovuta alla enorme loro perversità, condannati dal Consiglio dei Dieci ad esilio capitale. Disingannati perciò quanti s’erano lasciati illudere da coloro, si diè il governo sollecita cura per provvedere ai bisogni urgenti di questa lagrimevole circostanza. Aprì con pubblico decreto un luogo di deposito a chiunque, sotto i suggelli del magistrato di sanità, avesse voluto preservare le domestiche suppellettili più preziose e meno necessarie al bisogno della vita, acciocché sviluppandosi per avventura nella propria famiglia la funesta infezione, non avessero quelle ad essere mandale pei dovuti espurghi nei lazzaretti. Ed oh! chi potrebbe descrivere 1’ orribile condizione di Venezia, cangiata poco meno che in un cimitero ? « I lazzaretti, scrive » elegantemente il Casoni (1), riempiuti d’ infetti non potevano più » ricevere i concorrenti ; mancavano anco le mani alla raccolta ed » al trasporto degli appestati. Alcuni, ridotti per terrore come for-» sennati, andavan vagando per le piazze e nelle strade, ove per la » poca frequenza dei passaggeri 1’ erba nasceva, e dove feral soli-» tudine regnava e un tetro silenzio, rotto solamente dai sordi la-» menti dei moribondi: altri rinchiusi nelle proprie abitazioni, senza » ottener sollievo dalle medicine già divenute inefficaci, trepidanti, (.) Luog. cit., pag. 17. VOL. X.