ANNO 1631. 211 l’udienza in Collegio. Il secondo fu contraccambiato dai cardinali col rifiutare le lettere del senato, perchè non davano loro il titolo di Eminenza. Il terzo provocò il senato a mandare nel Po galere armate a distruggere i lavori del legato : questi spedì truppe, alle quali i veneziani altre ne opposero : egli eresse un forte sulla frontiera, ed essi un altro ne costruirono sulla loro. Mediatrice si fece in questi dissapori la Francia ; e 1’ affare fu con tutta facilità terminato. Urbano VIII dichiarò al signore di Bris-sac, ambasciatore del re,— « che 1’ affronto fatto all’ ambasciatore di Venezia era accaduto senza saputa » ; — e ne punì col bando i colpevoli. Tranquillò i cardinali col dire. — « che la Repubblica di Venezia aveva sempre avuto luogo tra le teste coronate, e perciò doveva essere compresa nella riserva, eh’ eccettuava i re dal dare ad essi il titolo di Eminenza » —• e comandò conseguentemente che ricevessero le lettere del senato con le formole consuete. Contenta la repubblica di questa riparazione onorevole, ammise come prima alle udienze il nunzio papale, e mandò a Roma suo ambasciatore ordinario Alvise Contarmi. L’affare poi dei confini fu protratto di molto: perché, mandati d’ambe le parti commissarii sui luoghi, nè potendo conchiudere cosa alcuna, fu portato il maneggio in Venezia : le difficoltà crebbero sempre più : se ne differì a miglior tempo la decisione. Più grave disgusto ebbe luogo nel seguente anno 1633. Il governatore di Ancona accusò Michele Oberti, console della repubblica in quella città, di avere dato avviso alle galere veneziane del passaggio fraudolento dei legni ragusei ; e quindi gli usò tali molestie, che egli videsi costretto a venire personalmente in Venezia per informarne il senato. Partito appena da Ancona, il governatore ne sequestrò i mobili, gli scritti, e persino le carte dell’ uffizio consolare. Del che offeso gravemente il senato, interpose la mediazione dell’ambasciatore di Francia, acciocché il papa ne concedesse alla repubblica soddisfacimento : e mentre «fùesto affare maneggiavasi in Roma, il governatore pubblicò contro l’Oberti una sentenza di bando, siccome