ARNO 1657. ¡i35 che non se ne facessero padroni i turchi. Ned era si facile il ricuperarlo: perciò tanto gli officiali che le milizie, perduti d’ animo per la mancanza di elemento così necessario, entrarono nella necessità di pensare alla resa. E così, a’ 12 di novembre, dopo due mesi di attacco, capitolarono: alla quale capitolazione il pascià, cbe di giorno in giorno andava disponendosi invece a levare l’assedio, per uscire non disonorevolmente da quelì’impegno, prestò sollccifa adesione concedendo buoni patti e onorifici. Erano, clic la guarnigione uscisse con armi e bagagli e s’imbarcasse sopra le navi del Bembo, al quale i turchi consegnassero ostaggi per 1’ esalto adempimento dei patti. Ma sfortunatamente accadde, che il Bembo, rispinto dal vento, non potè per tre giorni accostarsi a terra : i turchi intanto stavano impazienti di entrare nella piazza, ed il presidio di questa trovavasì angosciato dal timore di essere costretto per violenza ad uscirvi. Finalmente, nel mentre che le navi avvicinatesi a terra erano per accogliere gli ostaggi dei turchi, alcuni giannizzeri, malgrado lutti gli sforzi e l’opposizione del capitano pascià, s’introdussero per le brec-cie, sicché il presidio impaurito cercò uscita da una piccola porla : alla quale accorsi anche i turchi, alcuni per impedire il tumulto, ed altri per vendicare gl’ insulti dell’ anno addietro, vi formarono tanta calca, che ne rimasero affogati alquanti : alcuni della piazza, spogliati d’ogni cosa, appena poterono porre in salvo la vita, cd altri non vedendo mezzo a salute abjurarono la fede cristiana per non perdere la vita. Allora il Bembo trattenne presso di sè gii ostaggi turchi e con essi anche tutti gli uomini della galeotta, che li aveva condotti al suo bordo : nè li restituì finché non furono redenti con la consegna di alquanti della guarnigione, trattenuti a forza dai turchi. La perdita funesta di queste Aie isole, così gloriosamente nel-1’ anno avanti conquistate, fu evidente conseguenza della perdita lagrimevole del prode comandante generale dell armata, Lazaro Mo-cenigo, a cui indarno s’era sperata sino allora adeguata sostituzione. .