246 libro xl, capo ii. » fosse per assalire. Ciò le costò alcuni zecchini messi in mano ai » principali del consiglio. Si afferma da tutti che questa armata do-» veva trovarsi unita a Navarino per 1’ ultimo del passato mese, per » poi indirizzarsi al destinato cammino. Ciascuno crede che sia volta u contro la Sicilia. » Ed in altre lettere posteriori scriveva : « Le » notizie che giungono di Levante versano questi signori in somma » inquietezza, e peggio ancora perchè pare che dalla fiducia trabal-» zino al pericolo. La risoluzione, che il Gran Signore sembra adesso » manifestare di volersela pigliare contro il loro dominio, essendo al » tutto contraria alle parole da’ suoi ministri spese colla repubblica, » fa si eh’ ella ne sia in certo qual modo sorpresa. Si dice pubblica-» mente, che la repubblica debba essere assalila ne’ suoi stati. Il » nerbo principale dell’ armata ottomana è afferrata alle Sapienze, » vicino allo Zante. Credesi che s’impadronirà del porlo di Santa » Croce appartenente alla repubblica di Ragusi, lo sarebbe già un » piede messo denlro al golfo, del quale questi signori sono tanto » gelosi, perciò si raddoppiano le inquietezze. » Ho voluto portare la testimonianza dell’ ambasciatore francese, non perchè me ne mancassero di patrie, ma perchè si veda quanto pubbliche fossero le assicurazioni di pace, che facevano i ministri turchi, e perciò quanto perfido il loro tradimento. Tostocliè in fatti si potè calcolare in Costantinopoli giunta la formidabile flotta nelle acque di Candia, il gran visir incaricò il vaivoda di Calata di assalire con cinquanta sorbassì il palazzo del bailo e di tenervi prigioniero quel veneziano rappresentante. Ne fece alte proteste il Soranzo; e fattine consapevoli gli ambasciatori di Francia e d’Inghilterra, gli stimolò a protestare ancor essi contro una sì grave violazione del sacro diritto delle genti. E non tardarono infatti a compiere questo uffizio, rinfacciando con energiche parole al gran visir tutto l’obbrobrio, di cui copri vasi il sultano egualmente che i suoi ministri, nel commettere una violenza cotanto enorme. Mendicò vani e bugiardi pretesti il visir per discolparsi, ed espose false cagioni di lagnanze contro ì veneziani, fingendoli colpevoli di varie politiche trasgressioni