anno 164S. 255 » qual vantaggio sia ai principi di mantenere la fede pubblica : que-» sti signori al paragone di noi hanno niente, e fuori del loro domi-» nio trovano credito fin che vogliono e noi non possiamo trovarne » nella borsa dei proprii sudditi. » Le riflessioni di questo ambasciatore circa Io stato delle cose, palesano chiaramente, che i sentimenti di lui non erano troppo favorevoli alla repubblica nostra: anzi vi si travede a quando a quando 1’ amarezza di quelli. Quanto poi all’ ultima sua considerazione, che i veneziani, benché al paragone del regno di Francia siano sì poveri, trovino tuttavia tanto credito presso gli stranieri, mentre il re di Francia non ne troverebbe tanto presso i suoi sudditi, si potrebbe rispondergli, che questo era l’effetto della sperimentata lealtà dei veneziani nel mantenere i loro patti con chicchessia : laddove forse dei francesi non avrebbesi potuto affermare altrettanto. Dal canto suo il pontefice, per unire gli animi dei cristiani, promulgò un giubileo, ed inoltre permise alla repubblica di esigere dal clero degli stati di lei, a titolo di straordinario sussidio, sino alla somma di cento mila ducati d’oro. Intanto la squadra veneziana, eh’ era allo Zante sotto gli ordini di Gerolamo Morosini, progettò una diversione militare, per costringere i turchi a porsi sulla difesa in altro punto, nel mentre ch’eglino offendevano i veneziani nella Canea. E di fatto fece vela verso la Morea, donde i turchi sbarcati in Candia traevano le loro munizioni da bocca e da guerra : ivi assediò Patrasso, s’impadronì della città, e la pose al sacco ; ma non potè ottenerne la cittadella. Perciò il limore, che in sulle prime aveva angustiato alquanto i turchi, cessò per la mala riuscita di quest’ ultima impresa. Dopo di clic il comandante Morosini risolse di unire le sue galere al grosso della flotta : ma lo fece con una lentezza sì perniciosa, che i turchi intanto ebbero tutto il tempo di progredire colle loro intraprese e di rendere sempre più grave e difficile lo stato delle cose.